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TECNICHE DI TAGLIO IN PIANTA

Codice: EDITORIALE TECNICHE DI TAGLIO


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Dettagli:

TECNICHE DI TAGLIO IN PIANTA: Fonte: manuale treeclimbing regione Piemonte.

Le attività svolte su pianta con le tecniche del treeclimbing possono essere molteplici: potatura (di vario tipo a seconda della finalità), smontaggio di alberi morti o instabili in situazioni complesse, interventi di consolidamento e ancoraggio, valutazione di stabilità con indagine in quota, raccolta di semi di specie d’interesse vivaistico, attività ludico-sportive, etc. Obiettivo del presente manuale è raccogliere le informazioni fondamentali per operare in pianta in interventi di potatura e smontaggio. È ovvio che molte delle competenze a cui si fa riferimento sono di base per le altre applicazione della disciplina. Nel presente manuale non vengono trattati i principi e le finalità dei vari tipi di potatura che si presuppone siano già parte del bagaglio culturale del climber, bensì gli aspetti tecnici per una loro sicura e corretta esecuzione. Ancor più che in altre applicazioni del treeclimbing, fondamentale risulta la formazione professionale, obbligatoriamente associata all’esperienza pratica maturata, con continuità, nel tempo. La crescita professionale del climber richiede un atteggiamento di “umiltà”, ossia di apertura a consigli e stimoli di crescita provenienti da colleghi con maggiore o diversa esperienza, oltre che la non sopravvalutazione delle proprie capacità. Interventi di potatura e smontaggio richiedono infatti una maturata capacità tecnica e un ampio bagaglio di conoscenze da parte dell’operatore, in particolare riferite a:

• tecniche di arrampicata e movimento in pianta;

• “funzionamento meccanico” della pianta;

• stabilità della pianta e/o di singole sue parti;

• resistenza dei punti di ancoraggio;

• valutazione dei carichi per una sicura ritenzione;

• impiego di attrezzature idonee, proporzionate ai carichi;

• tecniche di taglio con la motosega e attrezzi manuali.

Il passo successivo per il buon esito di un lavoro condotto in treeclimbing, sia dal punto di vista tecnico che della sicurezza, risiede nell’affiatamento della squadra: quanto è maggiore il “feeling” tra i diversi operatori, tanto più efficaci saranno la comunicazione e la collaborazione tra gli stessi, ed elevato il conseguente livello di sicurezza. A proposito di comunicazione, si ribadisce l’importanza di utilizzare termini e gesti comprensibili e condivisi tra chi opera a terra ed il/i climber/s; in molti casi risulta utile, se non indispensabile, adottare dispositivi ricetrasmittenti montabili sull’elmetto. L’assegnazione di compiti precisi ad ogni operatore è uno dei principali aspetti della razionalizzazione del lavoro; in particolare il personale a terra deve occuparsi di:

• controllare il perimetro del luogo di lavoro evitando l’ingresso imprevisto di terzi e l’insorgere di fonti esterne di pericolo;

• assecondare le necessità del climber, componente “critica” dell’attività lavorativa;

• mantenere libere e ordinate, magari in apposite sacche, le funi, sia DPI del climber che corde di ritenzione;

• mantenere sgombro il luogo di lavoro da rami, attrezzature non in uso ed altri impedimenti, ricordando che l’ordine e la calma sono alla base della sicurezza;

 • rispettare la zona di pericolo nelle fasi del lavoro che deve opportunamente restare sgombra.

Allo stesso tempo, chi opera in quota deve:

 • comunicare in anticipo come intende procedere nel lavoro;

• avvertire il personale di terra prima di intraprendere qualsiasi iniziativa ed attendere una risposta affermativa. In assenza di questa non procede, assolutamente, con alcun tipo di intervento;

• realizzare correttamente nodi, sistemi di ritenzione e tagli, per evitare inconvenienti a terra;

 • avere occhi anche per gli operatori a terra, nel rispetto della loro incolumità.

Costituita la squadra ideale, si passa alla fase organizzativa dell’intervento. In particolare, per lavori di potatura e smontaggio, bisogna valutare quanto segue:

• spazi disponibili per l’atterramento del materiale tagliato;

• possibilità di taglio con atterramento libero del materiale;

• necessità di trattenere il materiale tagliato;

• tipo di ritenzione adatto alla situazione;

• punti di ancoraggio ideali per la ritenzione;

• materiali idonei ai carichi da calare/frizionare.

 

RITENZIONE:

Per ritenzione si intende l’atto di trattenere il materiale tagliato in occasione di un intervento di potatura o smontaggio. Le situazioni possono essere molteplici, assai diverse tra loro, per la complessità delle manovre e/o per i carichi da gestire. Ad esempio può essere necessario trattenere e calare, magari dopo un breve sollevamento, rami piccoli e di scarso peso che non possono essere atterrati liberamente per la presenza di oggetti o strutture da salvaguardare nella zona di caduta.

Nelle fasi finali di uno smontaggio si dovrà invece far fronte alla ritenzione di toppi (porzioni di tronco) dal peso di alcuni quintali.

L’attrezzatura per eseguire una ritenzione comprende sostanzialmente tre elementi:

• un freno/frizione,

• una carrucola di rinvio;

• una corda.

Quest’ultima serve a collegare gli elementi del sistema freno-rinvio-carico.

 In alcuni casi, più complessi, come descritto più avanti, può essere necessario:

 

• associare un paranco per sollevare i carichi prima della calata a terra;

• utilizzare ulteriori carrucole per deviare la corda di ritenzione rispetto alla direzione d’uscita dalla carrucola di rinvio.

Anche nella ritenzione risulta fondamentale la scelta dei punti di ancoraggio. A terra si disporrà la frizione indicativamente a 90° rispetto alla linea di caduta/calata del materiale, tenendo conto della necessità di garantire al frizionista una postazione di lavoro sicura, stabilita in precedenza, in cui possa operare in modo comodo, rispondere prontamente alle necessità del climber, e tale da garantire un adeguato margine di sicurezza nel caso di un eventuale cedimento del sistema di ritenzione o di movimenti anomali del materiale trattenuto.

IMPORTANTE: il fusto e le branche dell’albero su cui si sta lavorando, per tutto il tratto interessato dallo scorrimento delle corde di ritenzione, devono essere privi di monconi o protuberanze che potrebbero danneggiare le corde stesse.

 In quota l’ancoraggio della carrucola di rinvio deve essere proporzionato ai carichi che dovrà sostenere, tenendo presente che l’”effetto carrucola” può giungere a raddoppiare la forza esercitata sul punto di ancoraggio, ossia carrucola, sling e fusto (vedi cap. 3.1 “Concetti di fi sica”). La posizione dell’ancoraggio in quota, compatibilmente con l’architettura della pianta, dovrà essere il più possibile in direzione dell’ideale zona di scarico, al fi ne di semplificare le successive operazioni di allestimento e sistemazione del materiale di risulta. Un ancoraggio in quota, scelto in modo oculato, può essere sufficiente per smontare un’intera chioma di grandi dimensioni; in ogni caso, ferme restando le opportune condizioni di funzionalità e sicurezza, limitare il numero degli ancoraggi di rinvio consente di contenere i tempi di lavoro.

 

SMONTAGGIO DI UNA PIANTA E SUA SEQUENZA

Col termine di smontaggio si intende l’abbattimento a pezzi di un albero; si esegue quando l’operazione non può essere eseguita direttamente da terra a livello del colletto. È la più impegnativa delle attività realizzabili in treeclimbing per effetto delle difficili condizioni di lavoro e delle elevate forze in gioco da valutare e controllare. Dopo aver fatto tutte le valutazioni del caso indicate in precedenza, si definisce la sequenza dello smontaggio. In linea generale si tende a tagliare prima tutti i rami partendo dal basso, poi il cimale e, scendendo, il fusto. Non sempre è possibile o conveniente osservare questa linearità d’intervento. Soprattutto in alberi con chiome ampie ed articolate bisogna essere attenti a non tagliare prima del tempo rami o branche che potrebbero servire come ancoraggio per la ritenzione o per il posizionamento del climber.

 

CALARE O FRIZIONARE?

Calare significa far scendere lentamente un carico già sospeso alla corda di ritenzione. Frizionare significa arrestare in modo dinamico, o meglio rallentare la caduta di un carico lasciando scorrere la corda di ritenzione sulla frizione e sfruttando l’attrito che si genera proprio da tale scorrimento. E’ chiaro, a questo punto, che a parità di masse da atterrare con un sistema di ritenzione, esiste una grossa differenza in base alla loro posizione rispetto all’ancoraggio della carrucola di rinvio. Per pezzi posti al di sotto della carrucola sarà sufficiente un’attrezzatura con minore portata di lavoro; l’operatore frizionista potrà limitarsi a calare rami pressoché immobili dopo il taglio o assecondare il movimento di rami orizzontali che, a seguito del taglio, vanno a disporsi in verticale per effetto del peso, senza comunque produrre una sollecitazione significativa. Per pezzi posti al di sopra della carrucola, l’attrezzatura necessaria sarà di portata nettamente superiore; il frizionista dovrà obbligatoriamente frizionare per assorbire il più possibile l’energia sviluppata dal carico durante il tratto di caduta libera.

Il materiale da trattenere si distingue quindi sulla base della sua posizione rispetto alla carrucola di rinvio, sotto o sopra al punto di ancoraggio:

• nel primo caso si tratta di rami, branche o parti di esse, che devono essere calati o frizionati; in fase di discesa esercitano una forza pari o di poco superiore alla loro massa.

• nel secondo caso si tratta di cimali o porzioni di fu- sto che subiscono una caduta libera più o meno lun- ga, sollecitando il sistema di ritenzione (corda, carru- cola e punto di ancoraggio) con una forza molto su- periore alla loro massa. Per comprendere meglio la differenza tra le due situazioni, l’importanza della scelta di attrezzature adeguate e del comportamento professionale del personale a terra, è opportuno riconsiderare alcuni concetti quali massa, peso, sollecitazione statica e dinamica, effetto carrucola, a cui si rimanda ma soprattutto la capacità di stimare il peso di una porzione di fusto o di un ramo. Nella fase di smontaggio infatti il fusto costituisce il sostegno dell’intero sistema di ritenzione, nonché dell’operatore, di conseguenza è importante che sia caricato nel miglior modo possibile.

Le sollecitazioni saranno sopportate meglio se il fusto stesso definisce la bisettrice dell’angolo formato dai bracci della corda di ritenzione, cosa che avviene normalmente quando si tratta di un fusto verticale. Nel caso di un fusto inclinato è interessante ancorare la frizione ad un altro albero in posizione opposta alla direzione di caduta dei carichi, ad una distanza tale da compensare l’inclinazione del fusto interessato dallo smontaggio.

TECNICHE DI TAGLIO DI RAMI E BRANCHE

Di seguito si riportano, descrivendole, le principali tipologie di taglio e le singole tecniche di esecuzione. Nell’esecuzione del taglio di rami è sempre importante ottenere una superficie di taglio netta, rispettando il cercine. Con l’aumento dei diametri, al fine di evitare di danneggiare il fusto o le branche, è buona norma eseguire un primo taglio rilasciando un moncone di 40-50 cm di lunghezza dal punto di inserimento, che viene successivamente asportato con un taglio finale e, se necessario, trattenuto manualmente. Anche nelle operazioni di smontaggio è importante rifilare i tagli per eliminare sporgenze, spigoli vivi e fibre spezzate che potrebbero danneggiare le corde di ritenzione o trattenere pezzi in fase di calata o caduta frizionata.

TAGLIO LIBERO

Si parla di taglio libero quando intorno all’albero su cui si interviene lo spazio disponibile è tale da non richiedere la ritenzione del materiale tagliato.

RAMI PICCOLI: nel caso di rami di piccole dimensioni (inferiori a 10 cm di diametro) il verificarsi della scosciatura del ramo stesso non comporta, generalmente, rischi per l’operatore. Tale inconveniente deve essere prevenuto in caso di potatura per preservare l’integrità della chioma restante, ma non necessariamente durante un abbattimento. Possiamo considerare le situazioni seguenti:

Taglio con segaccio: si utilizza normalmente per la potatura. Salvo alcuni casi in cui si pratica una tacca direzionale, è composto da un’incisione (non una tacca) nella zona di compressione, seguita dal taglio del legno in trazione alla stessa altezza. In questo modo si evita la scosciatura del ramo e, soprattutto, la sfilacciatura della corteccia. Un unico taglio a partire dalla zona di trazione si adatta bene a rami secchi o soggetti a scarsa tensione, particolarmente in inverno quando la pianta non è in linfa.

Taglio netto lento: consiste in un taglio unico praticato a partire dalla zona di trazione del ramo. La lentezza dell’operazione consente all’apice del ramo di ruotare verso il basso e di far cadere il ramo in prossimità del tronco, comunque verso l’interno della chioma. E’ utile per evitare il contatto con ostacoli presenti in prossimità della porzione esterna della chioma dell’albero (ad esempio tetti, linee elettriche, recinzioni etc.).

 Taglio netto rapido: taglio unico a partire dalla zona di trazione, effettuato con rapidità fino al completo distacco del ramo. E’ indicato per rami tendenti all’orizzontale consentendo loro di cadere al suolo parallelamente alla posizione iniziale.

Taglio a becco di flauto: è una variante della tipologia precedente e si applica a rami tendenti al verticale. Il taglio risulta inclinato rispetto all’asse del ramo, al fine di facilitare lo scivolamento della parte recisa, che mantiene la sua posizione verticale nella caduta verso il basso. E’ necessario prestare attenzione alla posizione del climber che potrebbe essere colpito dall’apice del ramo, soprattutto se questo risulta ulteriormente ramificato.

RAMI MEDI. in presenza di rami di diametro compreso tra i 10 e i 30 cm, si eseguono i tagli di seguito descritti che consentono principalmente di evitarne la scosciatura, eventualità molto pericolosa per l’operatore e fonte di gravi lesioni alla pianta in contesto di potatura. In alcuni casi, senza troppe pretese, tali tagli permettono di guidare i rami in una direzione diversa da quella determinata dal loro peso.

 Taglio sovrapposto: si utilizza per rami sottoposti a scarsa tensione, che non necessitano di essere guidati in fase di caduta. Si pratica una prima incisione nella zona di compressione, fermandosi prima che la spranga della motosega resti bloccata, quindi si esegue un taglio in zona di trazione fino al distacco del ramo. Il taglio finale risulta allineato al primo o, al limite, leggermente più esterno.

Taglio a tacche convergenti: serve per il taglio di cimali o rami fino a 30 cm di diametro, sottoposti a forte tensione. Consente di guidare la porzione tagliata in una direzione di caduta leggermente diversa da quella naturale. Prima di eseguire questo taglio è necessario posizionare due fasce serra tronchi, sopra e sotto il punto interessato, al fine di preservare l’operatore dall’eventuale scosciatura imprevista del ramo. Si praticano due tacche direzionali, profonde 1/4-1/3 del diametro, che combaciano o si intersecano leggermente in corrispondenza della direzione di caduta scelta. In questo modo si elimina gran parte del legno in compressione e si può procedere al taglio di abbattimento che deve essere realizzato nella zona di trazione a metà altezza delle tacche.

Taglio a V progressivo: si utilizza per rami inclinati tendenti all’orizzontale, fino a 30 cm di diametro, sottoposti a forte tensione. Non consente di variare la direzione naturale di caduta. La tecnica prevede l’esecuzione di una tacca direzionale nella zona di compressione, definita e approfondita da successive lamelle, tagliate in direzione obliqua rispetto all’asse del ramo fino ad aver eliminato la maggior parte delle fibre compresse. A questo punto si può procedere in sicurezza al taglio di abbattimento nella zona di trazione.

Taglio direzionale a lamelle: consente di indirizzare lateralmente rami molto inclinati con diametro fino a circa 25 cm. Si realizza una serie di incisioni della stessa profondità, circa 1/4 del diametro, orientate nella direzione prescelta. Si procede quindi al taglio di abbattimento, in zona di trazione, non allineato al taglio più esterno (verso la punta del ramo) ma ad una distanza da questo pari a 1/10 del diametro, prevedendo il rilascio di una cerniera che mantenga la direzione di caduta del ramo e ne rallenti la corsa. Il taglio dovrà essere approfondito fino al momento in cui il ramo inizia a muoversi.

taglio per legno marcio: nel caso di rami che presentano legno in decomposizione si deve praticare una sorta di tacca con funzione direzionale e di ammortizzatore in fase di caduta. La tacca è defi nita dall’esecuzione di incisioni di profondità decrescente a partire da 1/4 del diametro, in direzione dell’inserzione del ramo e orientate verso la direzione di caduta prescelta. Successivamente si procede col taglio di abbattimento, in zona di trazione, allo stesso livello dell’incisione più profonda (quella nella porzione distale del ramo), rilasciando una cerniera che mantenga la direzione in fase di caduta.

taglio sovrapposto scalato (snap cut): si utilizza per sezionare monconi di ramo di scarso peso (diametro entro i 20 cm, lunghezza fi no a 150 cm). Normalmente il pezzo tagliato viene staccato a mano e lasciato cadere al suolo in uno spazio libero individuato precedentemente. Si praticano due tagli opposti di profondità tale che si intersechino su piani sfalsati fra loro di 1/10-1/5 del diametro.

RAMI GRANDI. Per eseguire il taglio di grossi rami, interi, deve essere disponibile un ampio spazio al suolo.

taglio di punta (mortaise): si tratta di un taglio specifi co per grossi rami o cimali inclinati (oltre i 30-40 cm di diametro). Non consente variazioni rilevanti della direzione naturale di caduta ed è fi nalizzato ad evitare la scosciatura del ramo che in questi casi risulterebbe estremamente pericolosa. Prima di eseguire questo tipo di taglio è indispensabile applicare due fasce serra tronchi al di sopra e al di sotto della zona di taglio. Si pratica una tacca direzionale profonda 1/4 del diametro, quindi, rilasciando una cerniera spessa 1/10 del diametro, si inizia il taglio di abbattimento entrando di punta dietro alla cerniera e procedendo fi no a lasciare un tirante di 1/4 del diametro di spessore nella zona di trazione. Si estrae la spranga della motosega, si incide per pochi centimetri la cerniera alle due estremità, quindi si termina l’abbattimento tagliando con inclinazione a 45° il tirante rilasciato in precedenza. Questo taglio risulta utile quando non sono disponibili punti di ancoraggio sopra all’operatore e al ramo da tagliare (esempio: albero con la punta spezzata da evento climatico), da usare come ancoraggio per l’impiego di tecniche di taglio trattenuto.

 

TAGLIO TRATTENUTO

 Se l’ambiente sottostante la pianta su cui si lavora non è tale da consentire la caduta libera del materiale di risulta è necessario impiegare tecniche che consentano di trattenere rami e branche.

taglio trattenuto semplice. I tagli vanno eseguiti come indicato in precedenza per il taglio libero ma i rami o le branche vengono legati vicino all’inserzione sul fusto o verso l’estremità esterna, tenendo conto del loro orientamento, al fi ne di limitarne l’oscillazione nel momento in cui si portano nella posizione verticale di calata per effetto del loro peso.

taglio trattenuto a bilancino. Si adotta per trattenere staticamente in quota rami o branche situati al di sopra di ostacoli (tetti, linee aeree, altre piante, etc.) che andrebbero a danneggiare oscillando al momento di un taglio libero o anche trattenuto semplice. Il ramo in questione deve essere legato contemporaneamente all’inserzione e verso l’apice prima di eseguire il taglio, anche in più punti, utilizzando, oltre alla corda di ritenzione, spezzoni di corda e/o sling di vario genere. Le legature devono essere collocate in modo che il peso del ramo venga trattenuto in equilibrio mantenendo la sua posizione, generalmente orizzontale, anche dopo il taglio. Una corda supplementare legata al ramo tagliato e tenuta manualmente da un operatore a terra, servirà a guidare il carico sospeso verso un corridoio libero per la calata. Per tagliare un ramo in questa situazione si ricorre, generalmente, al taglio sovrapposto, oppure si pratica una tacca direzionale per orientare lateralmente il carico. Se si dovesse ricorrere al sollevamento con un paranco, si può effettuare un taglio unico dal basso verso l’alto.

taglio trattenuto con sollevamento. Analogamente al bilancino si utilizza per il taglio di rami inclinati o orizzontali che sovrastano ostacoli. In questo caso il ramo viene sollevato, mediante un paranco, a partire dalla parte distale (apice del ramo) facendo perno su una cerniera realizzata in prossimità dell’inserzione sul tronco con un apposito taglio, di seguito descritto. Determinante è la scelta della posizione della carrucola di rinvio: deve essere posta ad una altezza superiore rispetto alla distanza tra la cerniera e la legatura distale del ramo; l’ideale è che la corda di ritenzione formi un angolo tendente ai 90° con il ramo da tagliare. Il punto di ancoraggio del rinvio deve essere molto solido, proporzionatamente allo sforzo di trazione che deve tollerare. Adottando questa tecnica, si mette in tensione la corda di trazione/ritenzione, quindi si effettua il taglio del ramo realizzando una tacca in direzione della carrucola, formata da un primo taglio orizzontale, e da un secondo taglio perpendicolare all’asse del ramo. Con rami perfettamente orizzontali non è possibile rispettare questa forma della tacca, in ogni caso lo scopo è quello di avere una tacca che si chiuda, con conseguente rottura della cerniera nel momento in cui il ramo raggiunge la posizione verticale. Il taglio si conclude procedendo dal basso verso l’alto rilasciando una cerniera di spessore tale da assolvere efficacemente la funzione di perno per il sollevamento. Su indicazione del climber l’operatore a terra agisce sul paranco per agevolare l’operazione di taglio e, infine, per sollevare decisamente il ramo. Anche in questa pratica si può applicare una corda per la trazione manuale da parte di un operatore di terra, che guida il ramo in fase di calata. Se necessario può essere aggiunta una seconda corda di ritenzione, legata sul ramo a poca distanza dalla zona di taglio, al fi ne di prevenire inconvenienti dovuti alla rottura anticipata, per varie cause, della cerniera.

 

TAGLIO DEL CIMALE E DEL FUSTO

TAGLIO LIBERO

Condizione essenziale per il taglio libero di cimali e porzioni di fusto è lo spazio disponibile a terra, considerando sempre l’eventualità di rimbalzo del materiale tagliato. In molti casi l’operatore ricorre all’uso di attrezzature quali leve d’abbattimento, conyfair, o una corda di trazione azionata da operatori a terra, al fi ne di sbilanciare i pezzi verso la direzione di caduta.

taglio cimale o toppo in posizione verticale: in questa situazione, apparentemente analoga all’abbattimento al piede di una pianta verticale, si adotta un taglio con caratteristiche particolari. Infatti una comune tacca direzionale con base orizzontale ed apertura a 45°, seguita da un taglio di abbattimento più alto di 1/10 del diametro produrrebbero in pianta un pericoloso contraccolpo per l’operatore a causa della forza di reazione sviluppata in seguito alla rottura della cerniera nel punto di massima curvatura del cimale o toppo. Per limitare questa criticità, si realizza una tacca leggermente inclinata verso il basso e con un’apertura di 70°, in modo tale che la cerniera si strappi nel momento in cui il cimale o toppo si trova in posizione pressoché orizzontale. Il taglio di abbattimento si fa all’altezza del vertice della tacca, per facilitare la rottura della cerniera: eliminando il dislivello rispetto al vertice della tacca si riduce l’elasticità della cerniera e la sua rottura risulta più immediata.

Taglio cimale o toppo in posizione inclinata: con scarsa inclinazione si opera come per i cimali/toppi verticali, con la differenza che la tacca può avere un’apertura minore; essenziale è che la rottura della cerniera avvenga comunque quando il pezzo raggiunge la posizione orizzontale.

 Taglio toppo in piedi: si utilizza per toppi di altezza limitata che dopo il taglio mantengono autonomamente la loro posizione. Si taglia orizzontalmente circa l’80% della sezione (4/5 del diametro), in sostanza finché si ha la certezza che la spranga della motosega non resti schiacciata dal peso del toppo, quindi si taglia il materiale restante, dalla parte opposta, lungo un piano inclinato di 45° dall’alto verso il basso. Il toppo si appoggia sul taglio orizzontale, consentendo all’operatore di estrarre la spranga con un semplice movimento a leva. In base al peso, il pezzo così reciso viene sollevato manualmente, spinto oppure tirato con un’apposita corda dal personale a terra, a prescindere dal fatto che la caduta sia libera o trattenuta.

TAGLIO TRATTENUTO

Nel caso in cui il cimale o i toppi definiti dal taglio del fusto non possono essere fatti cadere direttamente al suolo è necessario frizionarne la caduta. Le modalità di taglio sono quelle descritte sopra per il taglio libero. I cimali e i toppi di fusto risultano sempre in posizione elevata rispetto alla carrucola di rinvio. La carrucola è posizionata sotto alla zona di taglio, nella direzione di caduta prescelta. La legatura del pezzo si fa dopo l’esecuzione della tacca direzionale o, nel caso di toppi perfettamente verticali, dopo il taglio orizzontale. Con diametri elevati e in presenza di legno sano, l’operatore può, per comodità, realizzare la tacca direzionale quando ha ancora la corda di lavoro posizionata a monte della zona di taglio.

POSIZIONI DI LAVORO

 Nelle operazioni di smontaggio il climber deve prestare particolare attenzione alla propria incolumità, assumendo una posizione di lavoro sempre adeguata. Non deve sussistere alcuna interferenza tra le corde impiegate perché questo provocherebbe fenomeni di attrito e quindi abrasione, fusione e/o tranciatura dei DPI. Durante lo smontaggio del fusto la corda di lavoro è strozzata sul tronco sopra alla sling di ancoraggio della carrucola di rinvio per la ritenzione ed è collegata al climber mediante un discensore (o soluzione analoga). Al di sopra della corda di lavoro è situata la longe di posizionamento antitaglio. Questa configurazione consente di garantire libertà di movimento al climber; diversamente la sling della carrucola e la corda di ritenzione potrebbero schiacciare ed eventualmente danneggiare i DPI dell’operatore. In alternativa si può utilizzare il sistema a corda doppia con falsa forcella regolabile. Altra possibilità è quella di posizionarsi con corda singola a strozzo e longe antitaglio strozzata al di sopra e in direzione opposta. Più le strozzature sono situate all’opposto del fusto rispetto all’operatore, maggiore sarà il range di spostamento a lui utile, agendo sui due dispositivi di posizionamento. In ogni caso è preferibile predisporre una corda di emergenza fissa o svincolabile, perlomeno se si valuta che la corda di lavoro del climber non sia funzionale all’accesso di un eventuale soccorritore. I tagli devono essere effettuati evitando che la spranga sia orientata in direzione del climber. In caso di carichi frizionati il climber deve prepararsi ad assorbire il contraccolpo assumendo una posizione ergonomica, con braccia e gambe leggermente flesse.

PERSONALE A TERRA

Il personale a terra, oltre a quanto visto in precedenza, deve occuparsi della ritenzione del materiale tagliato in quota.

Calata rami. In caso di semplice calata il frizionista mette in tensione la corda di ritenzione prima che sia effettuato il taglio, quando il carico è sospeso lo cala lentamente fino a terra. Se il ramo è in una posizione tale per cui tenderà ad oscillare o a produrre qualche tipo di shock al sistema di ritenzione, il frizionista dovrà ammortizzarne la caduta lasciando scorrere la corda quanto basta per assorbire l’energia sviluppata dal carico in caduta. Prima del taglio da parte del climber, il frizionista, dopo aver controllato e garantito l’ordine sul luogo di lavoro a terra, deve porsi in una posizione funzionale e sicura, ad opportuna distanza dall’albero, che consenta il collegamento visivo col climber, recuperare la corda di ritenzione e sistemarne l’avanzo (preferibilmente in una sacca) in modo che sia libera di scorrere. Solo a questo punto può dare l’ok al climber per il taglio.

Uso frizione. In caso di taglio di materiale pesante che deve essere frizionato l’operatore a terra si comporta come nella situazione precedente salvo che, preparandosi a frizionare, mette in tensione la corda tra la posizione in quota e la frizione e, raggiunta la distanza di sicurezza, lascia tra se e la frizione un’ansa di corda al fine di ammortizzare meglio il primo momento di impatto del carico in caduta.

SPEEDLINE (TELEFERICA SEMPLICE A CORDA)

Un capitolo importante del lavoro di smontaggio in treeclimbing riguarda l’impiego di teleferiche. Non vengono trattate in questa sede perché, per la vastità e complessità dell’argomento, è indispensabile una formazione specifica ed approfondita. Si accenna solo brevemente all’uso delle speedlines, teleferiche di semplice configurazione che permettono di allontanare il materiale tagliato in fase di calata, di particolare utilità quando non vi sia spazio utile per l’atterramento ai piedi dell’albero.

Oltre al sistema di ritenzione, una seconda corda è fissata al fusto in posizione opportuna, quindi tesa in direzione laterale verso la zona scelta per lo scarico dove viene inserita in una frizione, generalmente un cabestan volant, che consente di allentare la corda stessa nel momento in cui il carico giunge in fondo alla linea. Nel caso di attività di smontaggio il carico, calato o frizionato, viene portato all’altezza della speedline dove è agganciato, eventualmente sollevandolo con un paranco, con un connettore in acciaio ad una carrucola posta sulla speedline stessa. La corda di ritenzione, a questo punto serve per calare il carico lungo la speedline fino al punto di scarico.

Nel caso di carichi molto modesti la speedline può essere costituita da una corda tesa manualmente da parte di un operatore a terra e allentata al momento dello scarico.

E’ obbligatorio osservare alcune condizioni:

• una speedline come sopra descritta non può essere parte integrante di un sistema di ritenzione, soprattutto con carichi che devono essere frizionati. Ad essa verranno applicati solo carichi statici;

• l’attrezzatura utilizzata deve avere una portata proporzionata alle elevate forze sviluppate da un ca- rico sospeso su una corda tesa;

 

• prima di installare una speedline è necessario valutare attentamente stabilità e solidità della struttura poiché, a causa dell’intensità e direzione delle forze sviluppate durante l’uti lizzo, potrebbe cedere al momento dell’applicazione dei carichi.




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