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Esplora il significato del termine: Scalatori di alberi in gara a PEsaro «Così sfidiamo i giganti della natura» Al via i campionati italiani di tree climbing. Il campione in carica Sem Pagnoni: «Fatica e passione, ecco come si diventa professionisti»Scalatori di alberi in gara a PEsaro «Così sfidiam

Codice: EDITORIALE DAL CORRIERE DELLA SERA 29 MAGGIO 2016 - TREE CLIMBER


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Esplora il significato del termine: «Più che uno sport è un lavoro, e faticosissimo: non serve un allenamento specifico, ti prepari lavorando. Serve invece molta passione, altrimenti non reggi». Sem Pagnoni ha 26 anni e da quando ne aveva 19 di professione fa il tree climber. Ossia lo scalatore d’alberi. Si arrampica su giganti di 15-20 metri di altezza, imbragato con un’attrezzatura che ricorda quella degli alpinisti estremi. Un gioco? Forse, ma molto serio: Sem è il campione italiano di tree climbing e il 28 e 29 maggio sfiderà quasi quaranta professionisti come lui ai campionati italiani di questa disciplina, organizzati a Pesaro dalla Sia, la Società Italiana di arboricoltura (www.isaitalia.org).

Gli esordi negli Usa Il tree climbing è nato negli Stati Uniti all’inizio del Novecento: botanici e giardinieri cercavano un metodo che permettesse di accedere ad alberi – le enormi sequoie, per esempio - impossibili da raggiungere attraverso le classiche piattaforme aeree. Dall’America, la disciplina degli scalatori d’albero ha attraversato l’Oceano e, circa 30 anni fa, è arrivata in Europa, prima nel nord poi anche da noi. Un metodo amico del verde, perché permette di lavorare dalla chioma verso l’esterno facendo interventi mirati, ramo per ramo, che non danneggiano l’albero, e di ridurre il compattamento del suolo alla base della pianta. Così si studiano gli alberi, si potano e a volte si salvano vite soccorrendo chi resta intrappolato ad altezze straordinarie.

Lo shangai in Versilia «L’anno scorso in Versilia il vento forte aveva ribaltato diverse piante – racconta Sem Pagnoni (semintree.com) -, siamo intervenuti per liberare le case sepolte sotto una specie di shangai di alberi, rimuovendoli uno a uno». Le prove dei campionati – in media quaranta partecipanti all’anno, i primi tre classificati vanno agli Europei, il primo ai Mondiali, ancora poche le donne – simulano interventi di salvataggio e potatura: sui rami i giudici sistemano a diverse altezze delle campanelle che i concorrenti devono raggiungere e far suonare. Prove da addetti ai lavori (i campionati sono anche occasione di scambio e di incontro tra professionisti del settore), ma aperte al pubblico: «Ogni anno cerchiamo di raggiungere persone nuove – racconta Stefano Segato, uno degli organizzatori, che da 5 anni segue la preparazione delle prove –: quest’anno siamo a Pesaro in un istituto agrario e abbiamo voluto coinvolgere gli studenti nell’allestimento». La scelta delle piante La sede delle gare cambia ogni anno: «Come scegliamo gli alberi? Valutiamo la bellezza, la sicurezza e anche le particolarità dei siti: le sfide non devono essere piatte ma appassionanti. In passato si sceglievano altezze anche di 30 metri, oggi preferiamo i gruppi di piante, valutiamo la capacità dei concorrenti in gara di spostarsi da un punto all’altro». I campionati si cominciano a preparare con quattro mesi d’anticipo: logistica, sponsor e il lato conviviale, con la festa di fine gara. Il lavoro dei giudici si basa su quattro criteri: sicurezza, eleganza, tecnica e risparmio di energia. «Alla fine vince il concorrente che trova la soluzione più semplice, lineare e sicura».

Sei prove in due giorni La due giorni Nel primo le prove sono cinque. La prima è l’istallazione della corda di accesso alla pianta: si lancia il sagolino, un filo che ha un peso a un’estremità, e si sistema la corda che servirà a salire. Una specialità in cui Sem Pagnoni è risultato quarto al mondo (“un caso di fortuna”, dice lui). Poi ci sono la risalita nel vuoto sulla corda, o footlock e lo speed climbing (arrampicata veloce). Il recupero del ferito simula un intervento di primo soccorso: in pochi minuti gli scalatori devono dimostrare di saper portare in salvo una persona. La prova del lavoro è quella che dà più punteggio: si sale in cima e si raggiungono 5 stazioni fissate sulla pianta, con diversi gradi di difficoltà, e lì si simula il taglio dei rami. Chi accumula più punti passa al secondo giorno - su dieci concorrenti uno solo va in finale -, si azzera il punteggio e si riparte. E c’è la prova master, l’ultima: i giudici scelgono una o più piante, i concorrenti hanno mezzora di tempo per predisporre il cantiere, salire sulla pianta, suonare tutte le campanelle e ritornare a terra.

Diventare un tree climber Ma come si diventa tree climber? Ci sono scuole che formano queste figure ibride, metà atleti metà botanici. «Poi – racconta Sem – si impara lavorando». Ci vuole molto? «Diversi anni di studi per la parte teorica, per imparare a conoscere il sistema albero e sapere dove, come, quando e se tagliare. Basta un annetto per imparare a muoversi decorosamente su una pianta». Difficile credergli vedendolo in azione sulle corde che volano nel vuoto.

Perché si sceglie questa professione? «Per me è stato naturale: da piccolo avevo già la passione per gli alber, mi arrampicavo, costruivo casette sui rami» (Pagnoni , bergamasco di origine, è cresciuto a Villapizzone, una zona di Milano dove non manca il verde). Poi la decisione: «Poco prima di finire la scuola ho visto dei tree climber in azione: è stata una folgorazione, e ho capito cosa volevo fare nella vita». L’incontro con quello che poi è diventato il suo maestro, Gilberto Antonelli, ha fatto il resto. La sicurezza Studio, fatica. E sicurezza? «Se si rispettano le norme non è un mestiere rischioso». Ogni albero ha la sua storia: «La tecnica base è la stessa, poi si adottano strategie diverse a seconda dell’albero che si ha di fronte. Ogni pianta dà una sensazione diversa». Inutile provare a farlo sbilanciare: «L’albero preferito? In Italia abbiamo fantastici roveri, platani. In generale, preferisco le latifoglie». Quello di cui è sicuro è la passione per i viaggi: «Questo è un lavoro che fa viaggiare tanto: Australia, quasi tutta l’Europa…». Sempre in cima a un albero.«Più che uno sport è un lavoro, e faticosissimo: non serve un allenamento specifico, ti prepari lavorando. Serve invece molta passione, altrimenti non reggi». Sem Pagnoni ha 26 anni e da quando ne aveva 19 di professione fa il tree climber. Ossia lo scalatore d’alberi. Si arrampica su giganti di 15-20 metri di altezza, imbragato con un’attrezzatura che ricorda quella degli alpinisti estremi. Un gioco? Forse, ma molto serio: Sem è il campione italiano di tree climbing e il 28 e 29 maggio sfiderà quasi quaranta professionisti come lui ai campionati italiani di questa disciplina, organizzati a Pesaro dalla Sia, la Società Italiana di arboricoltura.




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