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Dettagli:

BOSCHI,ALBERI,PIANTE MONUMENTALI

 

La Forestale dona piantine?

Tale attività non è più svolta dal Corpo, poiché la competenza in materia di rimboschimenti è stata delegata alle Regioni. Ad ogni modo, il Corpo provvede, presso i propri centri di tutela della biodiversità, a commercializzare, a prezziestremamente vantaggiosi, sia sementi che piantine dei principali alberi autoctoni. I listini prezzi e le specie forestali sono consultabili sul sito del Corpo (www.corpoforestale.it) nella sezione "biodiversità".

 
Qual è l'articolo del codice civile che disciplina la responsabilità nel caso della caduta di unalbero?

La fattispecie è quella indicata dall'articolo dall'art. 2051 c.c. in base al quale: «Ciascuno è responsabile del danno cagionato dalle cose che ha in custodia, salvo che provi il caso fortuito».Tale norma trova specifica applicazione sopratutto nei casi che si riferiscono ad alberature stradali ed a verde pubblico. In tutte le circostanze in cui l'abbattimento di tali piante provochi danni a cose o persone la responsabilità viene ricondotta, in genere, ai Comuni.
Con riferimento alla fattispecie del danno da caduta d'albero si assiste alla concordia tra la giurisprudenza di merito e di legittimità nel ravvisare una responsabilità ai sensi dell'art. 2051 c.c. in capo al soggetto che ne aveva la custodia, ciò in quanto si tratta di evento prevedibile ed evitabile da una persona avveduta e diligente: «La responsabilità per i danni cagionati da cose in custodia, a norma dell'art. 2051 c.c., può essere esclusa solo se si provi il caso fortuito, consistente in un evento imprevedibile ed eccezionale. Non può, quindi, ritenersi caso fortuito, interruttivo del nesso di causalità, un temporale, seppure caratterizzato da forti raffiche di vento e caduta di grandine - nella fattispecie si trattava del danno causato all'autovettura dalla caduta di un albero piantato ai bordi di una strada urbana - (in tal senso, espressamente, Trib. di Cagliari 6 dicembre 1995; ancora, Tribunale di Verona, 26 gennaio 1994, Cass., sez. un., 11 novembre 1991 n. 12019 cit., Cass. 26 febbraio 1994 n. 1947).


Quando si acquista un albero di Natale (abete) presso un vivaio quali sono le indicazioni che debbono accompagnare la pianta
 
In primo luogo va tenuto presente che in materia di vivaistica ciascuna Regione ha approvato proprie disposizioni. Ad ogni modo se si tratta di albero di Natale con zolla, sul cartellino, oltre all'indicazione della specie, deve essere presente la dicitura "non per fini di rimboschimento". Se si tratta di cimali sul cartellino deve essere indicato che tale materiale proviene da "interventi di diradamento autorizzati".
Il trasporto e la commercializzazione di abeti e di altre conifere o dei loro cimali destinati ad alberi di Natale, provenienti da attività selvicolturale, sono subordinati al rilascio, da parte della Provincia o della Comunità montana, di un attestato di provenienza. Le singole piante o i cimali devono essere muniti di uno speciale contrassegno


E' possibile parcheggiare l'autovettura in prossimità di un bosco?

La possibilità di parcheggiare in prossimità di un bosco è regolata, in primo luogo, dalle norme del codice della strada. Spesso, specie su strade asfaltate che costeggiano boschi ed aree naturali vigono divieti di sosta (opportunamente segnalati) ed il parcheggio può essere effettuato solo su eventuali piazzole o parcheggi all'uopo predisposti. Laddove si tratti di piste forestali (in genere strade bianche) esistono ulteriori limitazioni ed il transito è consentito esclusivamente ai proprietari dei boschi (vigono in questo caso regolamenti a livello regionale).
Esistono, infine, ordinanze comunali che possono disporre, specie in particolari periodi dell'anno, il divieto di sosta lungo strade o aree limitrofe a boschi onde evitare eccessivo affollamento e problemi di circolazione.


La Forestale effettua potature di alberi presso abitazioni private?

No, in quanto gli alberi presenti su proprietà privata vengono considerati alla stregua di un bene privato. Questo significa che i proprietari, sono tenuti a effettuare periodicamente ed autonomamente la manutenzione e le potature, soprattutto, se gli alberi crescono in giardini condominiali o in prossimità di confini di altre proprietà. Diverso è il discorso se si tratta disuperfici boscate di estensione superiore almeno ai tre ettari che sono, invece, oggetto di piani di assestamento e di interventi colturali che vengono stabiliti in base alle normative regionali. In questi casi il Corpo forestale dello Stato provvede ad effettuare controlli, affinché siano rispettate le prescrizioni di massima, ovvero tutte quelle disposizioni che stabiliscono come e quando devono essere effettuati i tagli.


E' possibile abbattere un albero che si trova sulla propria proprietà?
 
Per poter rispondere alla sua domanda occorre tenere presenti diversi aspetti.
In primo luogo, a seconda del Comune di residenza possono esistere ordinanze o regolamenti comunali che stabiliscono il tipo di autorizzazioni ed i requisiti per poter procedere al taglio di piante che insistono su proprietà private. 
Inoltre, se nell'area in cui si trovano gli esemplari sussistono deivincoli paesaggistici o idrogeologici la possibilità di effettuare il taglio può essere del tutto vietata. Vincoli ancora più stringenti se ci si trova all'interno di parco, riserva od area protetta.
Il consiglio, laddove sussistessero le condizioni per l'abbattimento, è di non effettuare il lavoro in proprio, ma di affidarsi ad una ditta specializzata onde evitare pericoli a cose e persone.


A chi ci si deve rivolgere in caso di attacchi di parassiti agli alberi?

Ciascuna Regione ha i propri servizi di controllo fitosanitario che comunicano, periodicamente, l'insorgere di situazioni critiche ed i provvedimenti da utilizzare a seconda del tipo di attacco e delle specie forestali interessate. Eventuali richieste di informazioni a carattere generale possono, comunque, essere rivolte anche agli Uffici territoriali del Corpo.


Esiste una normativa nazionale che protegge particolari specie forestali?

No, ma esistono disposizioni a carattere regionale che stabiliscono eventuali vincoli o forme di protezione che attengono particolari specie forestali (ad esempio ulivi in Puglia e querce nelle Marche) per tutelare le condizioni di monumentalità e le caratteristiche di alcuni paesaggi tipici. Inoltre, vigono le norme, sempre a carattere regionale, che disciplinano la gestione dei boschi e le attività di taglio o rimboschimento.
 

Quali sono i principali prodotti del sottobosco ed esistono limiti per la loro raccolta?

I prodotti più comuni del sottobosco sono i funghi epigei spontanei, le fragole, gli asparagi selvatici, le bacche di mirto, le bacche di ginepro, i lamponi, i mirtilli, i corbezzoli.
A livello regionale sono stabilite norme specifiche sulle modalità di raccolta, sui quantitativi e sugli eventuali divieti.
I regolamenti sono diversi tra loro, e pertanto non è possibile dare una risposta univoca. A mero titolo di esempio, si può citare la Legge regionale n. 32 del 1998 del Lazio che stabilisce i seguenti limiti giornalieri per persona:
a) asparagi selvatici: Kg. 1,000;
b) bacche di ginepro: Kg. 0,200;
c) bacche di mirto: Kg. 0,200;
d) corbezzoli: Kg. 2,000;
e) fragole: Kg 1,000;
f) lamponi: Kg. 1,000;
g) mirtilli: Kg. 1,000.
E' sempre bene informarsi, anche presso i Comuni, su eventuali regolamenti (ed ordinanze) relativi ai prodotti del sottobosco.
 

E' possibile raccogliere la radice della genziana?

La Gentiana lutea L. , comunemente conosciuta come Genziana maggiore (o gialla), è una pianta officinale, diffusa in molte regioni italiane, la cui radice è utilizzata per le proprietà digestive e febbrifughe e nella composizione di liquori amari aperitivi e digestivi. Si tratta di una specie rara e protetta, la cui raccolta in natura è vietata.
Sono allo studio diverse proposte per consentirne la coltivazione a scopo industriale al fine di preservare il territorio


Quali sono i requisiti per definire un albero monumentale?

Con la recente legge n.10/2013 recante "Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani". (pubblicata sulla GU n.27 del 1-2-2013) è stata introdotta, per la prima volta in Italia, la definizione giuridica di "albero monumentale". I requisiti indicati sono i seguenti:

1.l'albero ad alto fusto isolato o facente parte di formazioni boschive naturali o artificiali  ovunque ubicate ovvero l'albero secolare tipico, che possono essere considerati come rari esempi di maestosità e longevità, per etàdimensioni, o di particolare pregio naturalistico, perrarità botanica e peculiarità della specie, ovvero che recano un preciso riferimento ad eventi o memorie rilevanti dal punto di vista storico, culturale, documentario o delle tradizioni locali;
2.  i filari e le alberate di  particolare pregio paesaggistico, monumentale, storico e culturale, ivi compresi quelli inseriti nei centri urbani;
3.  gli alberi ad alto fusto inseriti in particolari complessi architettonici di importanza storica e culturale, quali ad esempio ville, monasteri, chiese, orti botanici e residenze storiche private. 


Che tipo di tutela esiste relativamente agli alberi monumentali in Italia?

Ai sensi del vigente Codice in materia di tutela di beni paesaggistici (Dlgs 42/2004 e successive modifiche) il Patrimonio Culturalenazionale è costituito da Beni culturali e da Beni paesaggistici. Il D.lgs. 63/2008 ha introdotto, nella categoria delle cose immobili, di cui all'art. 136 lett. a del Codice, gli «alberi monumentali». Gli alberi monumentali, in quanto Beni paesaggistici a tutti gli effetti, sono, quindi, entrati a far parte del patrimonio culturale nazionale, proprio come i capolavori dell'arte umana. Su di essi, quindi può essere apposto il "vincolo paesaggisticoche ne impedisce l'alterazione o l'abbattimento. 
A ciò si aggiunge quanto disposto dalla legge n.10/2013 che stabilisce che: "salvo che il fatto costituisca reato, per  l'abbattimento o il danneggiamento di alberi monumentali si applica lasanzione amministrativa del pagamento di una somma da  euro 5.000 a euro 100.000".
Inoltre, è applicabile l'articolo 635 del Codice penale che disciplina il reato di danneggiamento(pena dai sei mesi ai tre anni).



Chi è competente al censimento degli alberi monumentali?

Il Corpo forestale dello Stato ha il compito di curare, ai sensi della legge n.10/2013, l'elenco degli alberi monumentali d'Italia. Tale elenco è costituito dagli elenchi regionali alimentati dai rilievi e raccolta dei dati operata dai Comuni. L'elenco viene aggiornato periodicamente ed è reso disponibile alla cittadinanza sui siti delle amministrazioni pubbliche coinvolte.
Dell'avvenuto inserimento di un albero nell'elenco e' data, inoltre, pubblicità mediante l'albo pretorio, con la specificazione della località nella quale esso sorge, affinché chiunque vi abbia interesse possa ricorrere avverso l'inserimento.


Esistono indicazioni sulle distanze delle piante rispetto ai confini delle proprietà?

Il codice civile, all'articolo 892, stabilisce alcune regole fondamentali, in tal senso, che consentono di evitare contenziosi tra vicini. In tale norma si legge:
Chi vuole piantare alberi presso il confine deve osservare le distanze stabilite dai regolamenti e, in mancanza, dagli usi locali. Se gli uni e gli altri non dispongono, devono essere osservate le seguenti distanze dal confine:
1) tre metri per gli alberi di alto fusto. Rispetto alle distanze, si considerano alberi di alto fusto quelli il cui fusto, semplice o diviso in rami, sorge ad altezza notevole, come sono i noci, i castagni, le querce, i pini, i cipressi, gli olmi, i pioppi, i platani, e simili;
2) un metro e mezzo per gli alberi di non alto fusto. Sono reputati tali quelli il cui fusto, sorto ad altezza non superiore ai tre metri, si diffonde in rami;
3) mezzo metro per le viti, gli arbusti, le siepi vive, le piante da frutto di altezza non maggiore di due metri e mezzo. La distanza deve essere però di un metro, qualora le siepi siano di ontano, di castagno o di altre piante simili che si recidono periodicamente vicino al ceppo, e di due metri per le siepi di robinie.
La distanza si misura dalla linea del confine alla base esterna del tronco dell'albero nel tempo della piantagione o dalla linea stessa al luogo dove fu fatta la semina.
Le distanze anzidette non si devono osservare se sul confine esiste un muro divisorio proprio o comune, purchè le piante siano tenute ad altezza che non ecceda la sommità del muro".
 

Quali sono le disposizioni in materia di rami che sconfinano nella proprietà altrui? 

Per quanto riguarda i rami e le radici che, come si sa, possono protendersi ben lontano dal tronco e possono sconfinare nel terreno di altri proprietari, pur se sono state rispettate le distanze previste dalle norme, il Codice civile (art. 896) tutela il vicino consentendo a questi di richiedere ed ottenere la potatura dei rami che si protendono sulla sua proprietà nonché di tagliare egli stesso le radici che si addentrano nel suo fondo. Tutto questo se regolamenti o usi locali non dispongono diversamente. Anche in questo caso, il diritto di pretendere la potatura dei rami dell'albero del vicino non è limitato dalle norme a tutela del paesaggio. Ad ulteriore tutela del vicino, il diritto di far protendere i rami sul terreno altrui non può essere acquistato per usucapione poiché la richiesta di potatura può essere effettuata in qualsiasi momento.

 
Cosa si può fare dei frutti o delle pigne che cadono da un albero su proprietà altrui?

Altro tema importante è quello dei frutti. Può infatti accadere che i fruttidell'albero (ed in questo senso possono essere considerate anche le pigne) cadano naturalmente nel terreno altrui. Il Codice civile stabilisce che i frutti naturalmente caduti dai rami protesi sul fondo del vicino appartengono al proprietario del fondo su cui sono caduti. Se, invece, gli usi locali stabiliscono diversamente (e cioè che i frutti caduti sul terreno altrui rimangono di proprietà del titolare dell'albero), il Codice richiede l'applicazione della norma relativa all' "accesso al fondo" (art. 843), secondo la quale il proprietario deve permettere l'accesso nel suo fondo per il recupero della cosa altrui. 


Esistono contributi finalizzati ad incentivare le attività selvicolturali in Italia?

Allo stato attuale gli unici incentivi sono contenuti nei piani di sviluppo rurale (PSR) approvati dall'Unione Europea che prevedono contributi per i rimboschimenti su aree agricole. I fondi vengono gestiti dalle Regioni.


Esistono particolari limitazioni allo svolgimento di gare e attività fuoristrada all'interno di boschi ed aree protette? E sul restante territorio nazionale?

La questione dell'accesso in bosco o in aree a valenza naturalistica di mezzi fuoristrada è regolamentata in prima battuta dal codice della strada (che stabilisce le caratteristiche della rete viaria distinta per differenti tipologie). A ciò si deve aggiungere la normativa regionale che ha stabilito, per particolari situazioni tipologiche più delicate (piste forestali, sentieri e mulattiere ecc.), alcune restrizioni onde evitare che l'accesso dei mezzi a motore possa provocare danni irreparabili a cotico erboso, piste e terreni.
Inoltre, a partire dal 2012 è stato firmato un protocollo d'intesa tra il Corpo forestale dello Stato e la Federazione motociclistica italiana (FMI) con l'intento di sensibilizzare gli appassionati della circolazione fuoristrada sul rispetto dei valori naturalistici, paesaggistici e storici del territorio nazionale. In particolare, la FMI si è impegnata ad escludere lo svolgimento manifestazioni, raduni, trial, enduro, motorally, motocavalcate e mountain trial all'interno del sistema nazionale e regionale delle aree protette e della rete ecologica europea Natura 2000. Inoltre, al di fuori del sistema nazionale e regionale delle aree protette la pratica fuoristrada dovrà essere esercitata con attenzione e rispetto dello stato morfologico, idrogeologico, vegetazionale ed ecologico. Infine, le manifestazioni potranno svolgersi solo previa autorizzazione rilasciata dalle competenti autorità di gestione del territorio e titolari della viabilità interessata con il consenso dei proprietari dei terreni attraversati.
 

Quali sono le motivazioni che possono essere prese in considerazione per essere autorizzati ad abbattere un albero in un contesto urbano?

Gli alberi che sono presenti nelle città e nei giardini condominiali, vivono in condizioni non naturali e sono spesso oggetto di interventi per la loro rimozione. Le cause sono dovute allacrescita eccessiva degli esemplari all'interno di spazi angusti, la crescita non regolare della chioma con conseguenti problemi di stabilità, le ferite inferte meccanicamente al tronco ed all'apparato radicale che favoriscono gli attacchi fungini e parassitari e minano la salute della pianta. Inoltre, molte controversie sorgono, a livello condominiale, laddove gli esemplari producono la rottura di muri o lastrici, a causa delle radici o dei rami. Pertanto, laddove ricorrano esigenze di tutela dell'incolumità pubblica e sia dimostrato, tramite perizia redatta da un dottore in scienze forestali iscritto all'albo, lo stato di irrecuperabilità dell'esemplare o la sua morte, tenuto conto dei regolamenti vigenti a livello comunale è possibile procedere all'abbattimento dell'esemplare. 
Ciascun Comune ha stabilito le proprie procedure di richiesta delle autorizzazioni per il tramite dei competenti uffici (che hanno spesso denominazioni diverse es: servizio giardini, assessorato ambiente, assessorato al verde, cura parchi e giardini ecc.). Pertanto, i cittadini interessati devono, pertanto, informarsi presso tali strutture per sapere qual' è la procedura specifica e le modalità di invio della richiesta di autorizzazione all'abbattimento.
 

Esistono dei protocolli per verificare la stabilità di un albero?
 
Per stabilire il livello di stabilità di un albero esistono numerosi protocolli che vengono utilizzati dalle dite specialistiche che possono essere chiamate dal committente per effettuare le verifiche. Si riporta a titolo esemplificativo le modalità di svolgimento dei principali controlli, tratto dal sito della Società italiana di arboricoltura (SIA). 
1) Oggetto e scopo delle valutazioni di stabilità degli alberi
Gli oggetti dell'indagine sono alberi presi singolarmente e radicati in qualsivoglia sito (parchi, giardini, filari stradali ecc). Lo scopo di una valutazione di stabilità deve descrivere la situazione biomeccanica di un albero nei suoi vari apparati, in termini qualitativi e quantitativi soprattutto per quanto concerne il rischio di schianti o cedimenti. Tale verifica, che fonda le sue basi su nozioni di patologia vegetale, botanica, meccanica, tecnologia del legno etc. ha anche il fine di consentire l' individuazione di procedure operative atte a ripristinare per gli alberi oggetto di analisi una situazione di equilibrio statico (note operative arboricolturali). E' buona norma far sì che possano essere definite e valorizzate tutte le possibili tecniche arboricolturali finalizzate allariduzione del rischio in modo da svincolare l'idea della verifica di stabilità avente come unico esito l'abbattimento o il non abbattimento dell'albero. E', inoltre, necessario che ogni albero venga attribuito a categorie di rischio predefinite in modo da poter individuare in modo rapido ed inequivocabile gli alberi stabili, instabili, e da ricontrollare. Questa suddivisione ha anche lo scopo di avere dei dati che tengano conto di una "situazione dinamica" e di una "presunta evoluzione" dei danni eventualmente riscontrati sugli alberi.
2) Procedure di massima per l'indagine visiva
L'albero deve essere chiaramente ed inequivocabilmente identificabile con sistemi diversi (cartellinatura, posizionamento planimetrico...ecc). Le analisi visive prendono in considerazione l'albero nei suoi diversi apparati. Si farà riferimento ad un Glossario che definisce in maniera univoca il significato di termini come colletto, castello ecc...E' opportuno che vengano descritte le caratteristiche dell'area di insidenza e quelle ambientali in cui l'albero si trova a vivere. Anche i dati storici su situazioni pregresse, se disponibili ed oggettivi, possono dare completamento al quadro. Sulla popolazione oggetto di verifica l'indagine visiva ha lo scopo di individuare (screening visivo) quali piante necessitino di indagini più approfondite di tipo strumentale.Nell'indagine visiva sul singolo esemplare si ricercano, si descrivono e si valutano sintomi, danni, anomalie per individuare quei "punti critici" che abbiano ripercussioni dirette o indirette sulla stabilità dell'albero o di una sua parte. Tale procedura, che può essere attuata con l'ausilio di attrezzi come martello in gomma, sgorbie, aste graduate, binocolo ecc.. concorre all'individuazione dei punti su cui effettuare i sondaggi.
3) Procedure di massima per l'indagine strumentale
Sugli alberi su cui sono stati individuati "punti critici" si effettuano approfondimenti strumentalicon lo scopo di descrivere a livello quantitativo i danni o le lesioni presenti. Le analisi si effettuano a discrezione del rilevatore in numero necessario e sufficiente ad ottenere una diagnosi esauriente e documentata relativamente a quanto concerne la stabilità dell'albero. Il criterio dovrà seguire quello del minimo danno per l'albero. Gli strumenti dovranno fornire dati ripetibili e direttamente o indirettamente correlabili alle caratteristiche fisico-meccaniche delle porzioni anatomiche prese in considerazione. Citando i parametri di misurazione più in uso:
Individuazione di discontinuità nei tessuti lignei mediante sistemi sonici o ultrasonici.Misurazione della densità del legno attraverso sistemi penetrometrici.Valutazione delle caratteristiche meccaniche del legno attraverso prove distruttive di campioni lignei misurando forza ed angolo di rottura in condizioni operative note.4) Restituzione dei dati al committente
La Relazione Tecnica relativa alle indagini di stabilità deve contenere:
Descrizione della metodologia utilizzata e delle procedure operative.Schede pianta (sottoscritte e datate dal rilevatore) che permettano di comprendere la situazione biomeccanica dell'albero (evidenziandone i punti critici) e di visualizzare la localizzazione degli eventuali punti di sondaggio (qualora l'albero sia stato verificato anche strumentalmente). La scheda pianta conterrà anche un giudizio sintetico sulle condizioni di stabilità dell'albero.Gli eventuali referti strumentali prodotti vengono allegati alle singole schede pianta, allo scopo di tutelare il tecnico che ha eseguito le verifiche e per serietà nei confronti del committente. Le note tecnico-operative (se espresse in calce alla descrizione biomeccanica dell'albero) devono contenere istruzioni dettagliate miranti alla riduzione del rischio di cedimento e ad assecondarne la naturale tendenza a ripristinare nel medio termine una situazione di equilibrio.5) Classi di stabilità e durata delle analisi
Vengono considerate valide le Classi di propensione al cedimento o di pericolosità. Vengono prese in considerazione solo le caratteristiche bio-meccaniche dell'albero indipendentemente dal bersaglio che dovrà essere considerato a parte (quando possibile). Le procedure di ricontrollo sono indipendenti dalla classe di rischio e sono valutate a parte e caso per caso. Tali procedure sono assimilate alle note tecniche operative e "personalizzate" per ciascun albero. La validità delle analisi viene esplicitata in ogni relazione.
6) Note operative per la messa in sicurezza degli alberi
Viene concordato in anticipo con il Committente se tali note debbano essere indicate. Nel caso si concordi che la descrizione delle note operative sia superflua, si assumerà per implicito che le azioni correttive saranno dedotte dal Committente stesso sulla base della diagnosi di stabilità biomeccanica. Non devono essere "demolitive" nei confronti dell'albero che dovrà, per quanto possibile, conservare un portamento ed una fisionomia naturali. Devono essere documentate e motivate da criteri riconosciuti dalla moderna arboricoltura. Devono essere traducibili operativamente in termini qualitativi e quantitativi. E' auspicabile che contengano le linee guida per la gestione degli interventi manutentivi futuri complessivi per la stabilità dell'alberata. Per quanto riguarda i sistemi di consolidamento bisognerà fare riferimento a tecniche e materiali già sperimentati e descritti in letteratura. 
7) Limiti applicativi
Ogni metodologia di ispezione è da considerarsi limitata e dinamica, cioè aggiornabile e rinnovabile sulla base delle conoscenze scientifiche, tecniche e tecnologiche in continua evoluzione. Non è possibile predire se un albero (o sua porzione) esaminato potrà schiantarsi oppure no, ma se ha o non ha le caratteristiche biomeccaniche e strutturali idonee a garantirne la stabilità sulla base delle conoscenze attuali. Le indagini di stabilità possono al momento riguardare l'albero o le sue parti direttamente visibili o ispezionabili con tecniche atte a rendere manifesti difetti o anomalie (apparati ipogei o nascosti per altri motivi). I piccoli rami o le ramificazioni di modesta importanza non sono oggetto di indagine. Il cosiddetto secco fisiologico può dare origine a distacchi e cedimentiche in qualche modo potrebbero anche essere pericolosi ma sono oggetto della manutenzione ordinaria delle alberate. Non fanno parte dei giudizi esprimibili nell'ambito delle indagini di stabilità, quelli basati su criteri estetici, paesaggistici, ecologico - ambientali o relativi a valutazioni estimative legate ad esempio al valore ornamentale o al valore di servizio (legato all'età) di alberate urbane. E' possibile consigliare l'abbattimento di soggetti non pericolosi ma insignificanti o di scarso pregio purché tale parere venga espresso a parte e con le motivazioni che le sono proprie. Al momento attuale la tecnica più affidabile, sperimentata ed universalmente riconosciuta è quella del VTA (visual tree assessment).
 

Cos'è il V.T.A. (visual tree assessment)?

Il V.T.A. (Visual Tree Assessment = valutazione visiva dell'albero su basi biomeccaniche) (in: Mattheck & Breloer, 1994) è una metodologia di indagine, riconosciuta in molti paesi, che viene eseguita per la valutazione delle condizioni strutturali dell'albero.
Il V.T.A., le cui esperienze di campo che ne stanno alla base sono state compiute presso il Centro di Ricerche Nucleari di Karlsruhe (D), basa il sistema di controllo visuale tradizionale su fondati principi biomeccanici e definisce i criteri di valutazione del pericolo di crollo o rottura.
Esso si basa sulla identificazione degli eventuali sintomi esterni che l'albero evidenzia inpresenza di anomalie a carico del legno interno; anche laddove non esistano cavità o evidenze macroscopiche del decadimento in corso (ad esempio, funghi che si sviluppano sui tessuti legnosi), è possibile, attraverso il riconoscimento di tali sintomi, cogliere il segnale della presenza di difetti meccanici e fisici all'interno dell'albero.
Se vengono individuati dei sintomi di difetto, questi devono essere confermati da metodi dianalisi approfonditi e devono poi essere dimensionati. Così, alberi sani vengono esaminati in modo non distruttivo, e solo se i sospetti vengono confermati si procede ad un'indagine più approfondita dell'albero. In Italia la metodologia VTA è liberamente praticabile non essendo normativamente riservata ad alcun ordine professionale, tuttavia richiedendo complesse conoscenze interpretative agronomiche, botaniche e forestali, è normalmente svolta da agrotecnici ed agrotecnici laureati e da dottori agronomi e forestali, entrambi iscritti nei rispettivi albi professionali, nonché da altri soggetti competenti per esperienza.


Cos'è la capitozzatura?

La capitozzatura è il taglio indiscriminato del fusto, delle branche primarie o di grossi rami. Il motivo più comune per cui si pratica la capitozzatura è la riduzione delle dimensioni di un albero, anche se questo tipo di interventi è stato utilizzato anche nei confronti di alberi malati. 
Molte persone hanno paura che gli alberi troppo alti possano costituire un pericolo. La capitozzatura, tuttavia, non è un metodo adeguato di riduzione dell'altezza ed in generale delle dimensioni della chioma e non riduce il pericolo né di ribaltamento né di cedimenti. In realtà, la capitozzatura può rendere l'albero più pericoloso nel lungo termine.


Che tipo didanniprovoca il punteruolo rosso?

Il Rhynchophorus ferrugineus (Olivier), detto anche punteruolo rosso, è un coleottero della famiglia dei Curculionidi, di origine asiatica, che attacca principalmente le palme. Rinvenuto in Portogallo, Turchia e Grecia, ha fatto la propria apparizione anche in Italia, a partire dal 2005, causando numerosi danni in Campania, Puglia, Lazio, Basilicata, Sardegna, Marche, Liguria e Calabria. La sua introduzione  in Europa è stata probabilmente causata dal commercio di grande palme ornamentali provenienti da paesi extra UE.
L'attacco agli esemplari di palme adulte che lo ospitano si manifesta con la progressiva morte delle foglie a partire da quelle apicali. 
Il monitoraggio degli esemplari avviene con la cattura degli adulti mediante trappole con feromoni. La lotta chi mica può essere effettuata con insetticidi iniettati negli stipiti(endoterapia) contro le larve e irrorazioni alla chioma che agiscono per contatto sugli adulti.
Le palme attaccate difficilmente sopravvivono, ma son ostati registrati numerosi casi di ripresa.
Gli esemplari palma abbattuti andrebbero distrutti per evitare l'ulteriore propagazione delle larve a scapito di altre palme.


Quali sono le tecniche per combattere la processionaria del pino?

La processionaria del pino, Thaumetopoea pityocampa (Denis & Schiffwrmuller), è unlepidottero della Famiglia dei Taumetopedi, che provoca la defogliazione delle piante colpite. Ha avuto una notevole diffusione soprattutto a partire dagli anni '30 del secolo scorso, in concomitanza con l'uso del pino nero come specie da rimboschimento. La processionariaattacca tutte le specie di pino e solo raramente i cedri o l'abete rosso. Le larve presentano peli urticanti. La processionaria tende a produrre cicli periodici di pullulazione variabili da zona a zona le cui cause dipendono da diversi fattori: le condizioni climatiche invernali, i caratteri del popolamento forestale ecc.
La forte defogliazione dei pini causata dal lepidottero può comportare una sensibile riduzione dell'accrescimento, ma solo di rado porta alla morte delle piante
La lotta meccanica contro la processionaria del pino è stata ampiamente praticata per decenni e consiste nella raccolta dei caratteristici nidi invernali che possono essere distrutti o con l'impiego di fucili caricati a pallettoni o con la bruciatura dei nidi. Tali metodi sono validi se si tratta di piccoli nuclei di alberi attaccati.
Durante il periodo primaverile si possono usare bande invischiate posizionate sul fusto degli alberi ove le larve rimangono bloccate mentre avviano le processioni. 
Nel caso di forti attacchi gli unici interventi validamente applicabili su vasta  scala sono costituiti dai trattamenti con insetticidi biologici a base di BTK, o, in alternativa, con Diflubenzuron.
 
 
Quali sono le principali malattie che possono colpire il cedro?
 
Il genere cedrus(famiglia delle pinacee) può essere oggetto di attacchi di specifici parassiti ed, in particolare, degli afidi del genere Cinara, che attaccano prevalentemente germogli, rami e ciuffi fogliari. Per la lotta si usano aficidi specifici o altri prodotti meno specifici.
In natura questi afidi sono controllati da nemici naturali e, a volte, la loro presenza è sufficiente per mantenere sotto controllo la popolazione del fitofago.
Le parti legnose possono essere, invece, attaccate da coleotteri scolitidi o dalla processionaria del pino che provocano defoliazioni. In questo secondo caso è indispensabile l'eliminazione meccanica dei nidi durante il periodo invernale, prima che fuoriescano le larve.
Anche alcuni funghi possono attaccare i cedri quali l'Armillaria mellea o la Phytophthora cinnamoni.

 
Esistono dei quantitativi massimi per la raccolta delle castagne da parte di privati cittadini?

Ogni anno in concomitanza con il periodo della raccolta delle castagne vengono emanate delle ordinanze a livello comunale che stabiliscono i quantitativi e ove possono essere raccolte le castagne. In genere è consentita la libera raccolta delle castagne dal 1 ottobre al 20 novembre, nella quantità pro-capite massima giornaliera non superiore a tre chilogrammi. Le castagne devono essere raccolte dopo la caduta a terra dei ricci, senza provocare troncamenti ai rami o bacchiature con bastoni pertiche. Sono previste sanzioni amministrative nei riguardi di coloro che non si attengono a tali regole.


E' possibile raccogliere i rami e la legna caduta nei boschi?
 
Occorre tenere presente le possibili diverse situazioni.
Se il bosco è comunale o di altro ente pubblico bisogna tenere conto delle specifiche disposizioni stabilite nel regolamento dell'ente proprietario (od eventuali usi/prassi). 
In numerosi comuni, ad esempio, le ramaglie, i cimali e gli altri "scarti" derivanti dall'abbattimento degli alberi - il cui tronco viene venduto alle segherie per ricavare tavole, travi ecc. - vengono assegnate ai residenti, previa domanda, (mediante l'assegnazione a sorte) ad esempio per il riscaldamento domestico (vengono segnate le superfici entro le quali l'assegnatario provvede al recupero di quanto assegnatogli, che a sua volta deve ammucchiare e sistemare i relativi scarti). 
Se il bosco è all'interno di un'area protetta, vigono in genere regole ancora più restrittive, poichè in tali luoghi si tende a lasciar seguire alla natura il suo corso naturale.
Se il bosco è privato (circa il 67% dei boschi italiani sono privati), la raccolta è subordinata all'ottenimento del permesso del proprietario, come previsto nei regolamenti di polizia rurale (dove spesso si parla di autorizzazione scritta). 
Se mancano le autorizzazioni di cui sopra la raccolta deve ritenersi abusiva e si può incorrere, pertanto, nel reato di furto punibile a querela della persona offesa (del proprietario del fondo/del bosco) e d'ufficio se il bosco è di un ente pubblico.


E' possibile campeggiare liberamente nei boschi?

Le attività di campeggio sono regolamentate da ordinanze comunali che stabiliscono dove, come e quando possono essere svolte. Nelle aree protette (specie riserve e parchi) possono esistere particolari restrizioni e, quindi, è sempre bene informarsi presso i centri visitatori o il locale comando stazione del CFS.


Si possono accendere fuochi nei boschi per cucinare?

Per quanto riguarda l'utilizzo del fuoco per cucinare cibi il consiglio è di avvalersi, ove possibile, di attrezzature e luoghi predisposti per tale scopo. Spesso sono realizzati in piazzole di sosta ed aree camping. Se tali aree non ci sono, occorre tenere presente che in alcuni periodi dell'anno, coincidenti con il periodo estivo, a causa del rischio incendi, l'accensione di fuochi in bosco o in zone limitrofe è vietata.




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