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MATERIALI ED ATTREZZATURE TREE CLIMBING

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MATERIALI ED ATTREZZATURE NEL TREE CLIMBING Fonte: Manuale tree climbing regione Piemonte

La disciplina del treeclimbing si differenzia dalle altre attività forestali ed ambientali per la ricchezza di attrezzature e materiali disponibili sul mercato e per la rapidità dell’evoluzione di questi. Inoltre nel treeclimbing molti dispositivi di protezione costituiscono il sistema operativo che consente al climber di svolgere il lavoro stesso. Di seguito vengono descritti i dispositivi di protezione individuale indispensabili per una sicura applicazione della disciplina.

CONCETTI DI FISICA

Per uno svolgimento sicuro e professionale del lavoro di treeclimber è di fondamentale importanza conoscere alcuni semplici concetti di fisica per stimare correttamente i pesi e le sollecitazioni del sistema albero che possono condizionare la funzionalità degli attrezzi impiegati e la loro efficienza nel tempo.

Fattore di caduta

Per fattore di caduta si intende il rapporto tra l’altezza della caduta di un corpo e la lunghezza della corda interessata dalla caduta stessa. Il fattore sarà quindi inferiore a 1 se il corpo cade da un punto sottostante all’ancoraggio fisso della corda, uguale a 1 se al momento della caduta il corpo è posto all’altezza dell’ancoraggio, uguale a 2 se il corpo si trova al di sopra dell’ancoraggio per un’altezza pari alla corda disponibile. Un fattore di caduta 2 è estremamente pericoloso per lo shock che produce sul corpo in caduta e sulle attrezzature coinvolte.

Forza d’arresto

È la forza che si trasmette a un corpo e a tutti i dispositivi che compongono il sistema di sicurezza al momento dell’arresto della caduta. Intesa come requisito tecnico di una corda, si traduce nella capacità di assorbire l’energia prodotta da una caduta, mantenendola entro determinati limiti. La forza d’arresto indicata tra le caratteristiche tecniche della corda è quella che viene trasmessa ad una massa di 100 kg in occasione di una caduta di riferimento con fattore di caduta 0,3.

Tirante d’aria

è lo spazio libero necessario per arrestare una caduta evitando l’impatto al suolo o contro ostacoli che, nell’ambito del treeclimbing, sono rappresentati principalmente da rami. La densità di ramificazioni riscontrabile in pianta molto spesso rende discutibile l’utilità dell’impiego di dispositivi anticaduta. Tale considerazione non costituisce però un’autorizzazione al non impiego dell’anticaduta.

 Effetto pendolo

Nel treeclimbing il pendolo si verifica quando l’operatore, a seguito di uno spostamento laterale, tende a tornare sulla verticale dell’ancoraggio. Può essere un’azione volontaria o involontaria: talvolta si utilizza per velocizzare uno spostamento o per tornare verso il fusto della pianta da una posizione di lavoro esterna. In alcuni casi, invece, è il risultato di una perdita di equilibrio o di un’errata manovra di posizionamento. L’impatto contro il fusto o i rami è il momento pericoloso del pendolo, qualora non sia controllato. L’intensità dell’impatto aumenta con il crescere dell’angolo che la corda definisce fra la verticale dell’ancoraggio e il punto di partenza del pendolo. A parità di spostamento laterale infatti ad un angolo più aperto corrisponde un maggiore dislivello tra punto di partenza e punto di impatto, quindi una maggiore accelerazione.

Per ridurre i rischi da effetto pendolo vi sono tre possibilità:

• scegliere ancoraggi che consentono di mantenere angoli di fune meno aperti;

• assumere una posizione del corpo adatta ad ammortizzare l’impatto, in particolare con la flessione delle gambe;

• escludere l’eventualità del pendolo con l’impiego di ulteriori dispositivi di posizionamento.

Effetto carrucola

Per effetto carrucola si intende la moltiplicazione delle forze a carico di una carrucola, e degli elementi di ancoraggio della stessa, nel momento in cui si realizza un rinvio o una deviazione.

 Il fattore determinante è l’angolo che i bracci della corda definiscono rispetto all’ancoraggio della carrucola (punto di rinvio): più è acuto, maggiore è la forza esercitata nel punto di rinvio.

Nel caso di un angolo prossimo a 0°, ossia i bracci delle corde risultano paralleli, la sollecitazione del punto di rinvio è pari al doppio del peso applicato; aumentando l’ampiezza dell’angolo decresce la forza risultante:

• a 90° la forza esercitata sulla carrucola e sugli elementi dell’ancoraggio risulta uguale a 1,5 volte la forza esercitata sulla corda;

• con un angolo di 120° non vi è incremento di forza;

• con angoli superiori a 120 ° la sollecitazione è inferiore al peso applicato.

E’ indispensabile considerare l’effetto carrucola per proporzionare adeguatamente le attrezzature da utilizzare. L’effetto carrucola può essere sfruttato per realizzare paranchi quando si devono sollevare carichi importanti, anche in questo caso con materiali di portata adeguata.

Carico di rottura, coeffi ciente di sicurezza, carico massimo di utilizzo

Il carico di rottura corrisponde alla massima sollecitazione che un dispositivo sopporta prima di cedere. Dividendo questo valore per un appropriato coefficiente di sicurezza, generalmente 5 per dispositivi metallici e 7 per dispositivi tessili, si ottiene il carico massimo di utilizzo, cioè il valore che non deve essere superato in fase operativa per garantire la sicurezza del climber. Ogni dispositivo utilizzato nel treeclimbing viene testato in laboratorio per verificarne l’idoneità a sostenere i carichi per i quali è stato costruito.

IMPORTANTE: i concetti sopraindicati sono riferiti a materiali nuovi, al primo impiego; è quindi consigliabile mantenere un margine di sicurezza ulteriore rispetto al carico di utilizzo. L’usura infatti riduce notevolmente la resistenza delle attrezzature e le forti sollecitazioni, sebbene entro i limiti di sicurezza, determinano nel tempo una più rapida usura dei materiali.

Massa e peso

 La massa, espressa in grammi, corrisponde al peso di un oggetto indipendentemente dall’entità della gravità a cui è sottoposto. Il peso, espresso in Newton, è una forza che considera la massa di un oggetto e l’attrazione che su di esso ha la forza di gravità.

Sollecitazione statica e dinamica

Una sollecitazione statica è il peso di un oggetto fermo, ad esempio un ramo sollevato o calato lentamente. Una sollecitazione dinamica è il peso di un oggetto in movimento, ad esempio un cimale in caduta che viene trattenuto. L’attrezzatura utilizzata subisce meno sollecitazioni sostenendo staticamente un toppo da 200 kg, piuttosto che trattenendo un toppo da 40 kg che, cadendo, ne sviluppa 200.

Catena di sicurezza

Quando si installa un sistema operativo è necessario verificare sempre che tutti i componenti (anelli del sistema) siano adeguati e proporzionati alle sollecitazioni che dovranno sopportare. Ad esempio in una operazione di smontaggio è scorretto predisporre un’installazione per la quale è prevista una portata di 30 kN quando anche solo uno degli elementi, per sua caratteristica costruttiva o modalità d’impiego, è in grado di sopportare solo 15 kN.

DISPOSITIVI DI PROTEZIONE

individuale (dPi) Col termine DPI, dispositivi di protezione individuale, sono intese tutte le attrezzature che devono essere indossate e/o impiegate dal lavoratore allo scopo di proteggerlo contro uno o più rischi suscettibili di minacciarne la sicurezza o la salute durante il lavoro. I DPI da soli non possono evitare gli incidenti ma sono dispositivi atti a minimizzarne i danni. Nel treeclimbing i DPI, oltre alla funzione di protezione, costituiscono il sistema operativo che permette materialmente di effettuare il lavoro su fune (imbrago, corde, bloccanti etc.). Per questo motivo l’attività lavorativa su fune implica una formazione professionale specifica e approfondita. La loro conoscenza e la loro manutenzione sono prioritarie per svolgere in sicurezza i lavori su fune.

CARATTERISTICHE E MANUTENZIONE DEI DPI

 I DPI devono riportare la marchiatura europea CE che ne attesti l’idoneità all’utilizzo per il quale vengono impiegati. Devono essere conservati in modo adeguato e sottoposti alle necessarie e previste manutenzioni. La normativa EN 365 prescrive che le modalità di conservazione e manutenzione di ciascun DPI devono essere riportate nelle note informative da parte del costruttore. È preferibile che i DPI costituiscano una dotazione strettamente personale affinché l’operatore sia costantemente a conoscenza delle loro condizioni e si eviti che qualcuno utilizzi, senza saperlo, un dispositivo che ha subito una sollecitazione eccessiva.

 I DPI devono essere soggetti ad una serie di ISPEZIONI:

• da parte del lavoratore prima dell’utilizzo giornaliero;

• periodica da parte di personale competente;

• annuale, completa, da parte del costruttore o di personale autorizzato;

• in occasione della messa o rimessa in servizio;

• dopo l’arresto di una caduta.

 Ad ogni singolo DPI deve essere associata una SCHEDA TECNICA che riporti:

 • eventuale codice identificativo, stabilito dall’utilizzatore, se la dotazione comprende dispositivi identici;

• riferimenti del costruttore;

• numero di lotto;

 • anno di costruzione;

• data di acquisto;

• data di messa in servizio;

• data ed esito delle ispezioni.

L’insieme di tutte le schede costituisce il REGISTRO dei DPI che deve essere sempre aggiornato e presente sul luogo di lavoro.

A seconda dei rischi per i quali sono stati ideati, i DPI vengono suddivisi in tre categorie:

- prima categoria: rischi lievi;

- seconda categoria: rischi medi con possibilità di danni temporanei;

- terza categoria: rischi elevati con possibilità di danni permanenti o morte.

Nel treeclimbing, come per l’uso della motosega, i DPI rientrano per lo più nella terza categoria; ciò implica una specifica formazione professionale per utilizzarli.

I DPI NELL’ATTIVITÀ DEL TREECLIMBING

Prima di descrivere i DPI bisogna conoscere i rischi connessi alla attività svolta. Nel treeclimbing le fonti di rischi sono principalmente due: il lavoro su fune e l’uso della motosega.

 Rischi connessi al lavoro in altezza su alberi: caduta dall’alto, patologie da sospensione, traumi, escoriazioni, pendoli, scivolamento, contatto con parti in movimento della pianta, affaticamento, colpi di calore, allergie, etc.

 Rischi connessi all’uso della motosega: ferimento da taglio, rumore, vibrazioni, posture scorrette, schegge, traumi, esalazioni, etc. Questi rischi vanno sempre valutati. Per minimizzare il rischio è necessario definire un corretto metodo di lavoro (vedi “Procedure di lavoro e organizzazione del cantiere”), quindi adottare i DPI necessari a proteggere l’operatore in caso di errori e/o incidenti (rischio residuo).

Nel treeclimbing l’impiego della motosega richiede l’utilizzo dei seguenti DPI: casco dotato di visiera e otoprotettori, guanti, pantaloni antitaglio e calzature omologate per l’uso della motosega. Per i rischi del lavoro su fune oltre ad un abbigliamento aderente adeguato, a guanti e calzature idonee, devono essere impiegati i dispositivi di seguito descritti.

 Elmetto da lavoro EN 397

Pur non facendo parte dei DPI anticaduta il casco è di fondamentale importanza anche nel lavoro con funi. Svolge la duplice funzione di protezione del capo dell’operatore sia nel caso di caduta di oggetti dall’alto sia in caso di impatto dell’operatore contro ostacoli. Il casco per il lavoro con funi deve avere una calotta ad alta protezione, una bardatura comoda e stabile sulla testa, un sottogola di adeguata resistenza.

La norma EN 397 relativa agli elmetti di protezione per l’industria, con l’applicazione delle sue estensioni normative, garantisce la protezione in particolari condizioni di lavoro e lo sgancio del sottogola ad un determinato carico di sicurezza in caso di impigliamento.

Imbragatura completa EN 361

Costituisce l’elemento di presa del corpo dell’operatore e ne deve garantire il sostegno in sospensione e l’arresto in condizioni di sicurezza in caso di caduta. Deve avere bretelle adeguate ai movimenti che deve fare l’operatore e cosciali imbottiti di adeguate dimensioni, conformi alla norma sul posizionamento, confortevoli per il sostegno in sospensione, con attacchi anticaduta anteriore (sternale) e/o posteriore (dorsale), in base alla valutazione dei rischi. Deve avere incorporata una cintura di posizionamento comoda e imbottita, per garantire adeguato sostegno e trattenuta nelle operazioni di lavoro con funi, con attacchi sia laterali che centrale (ventrale). Può avere un sedile associabile ai cosciali nel caso di uso per lunghe operazioni in sospensione.

Imbragatura bassa EN 813, EN 358

Può costituire l’elemento di presa del corpo dell’operatore, in sostituzione dell’imbragatura completa, per le sole operazioni di trattenuta e/o di posizionamento non esposte al rischio di caduta dall’alto e/o di ribaltamento. Non è idonea ad arrestare in sicurezza cadute libere. Deve avere cintura e cosciali imbottiti di adeguate dimensioni per un sostegno comodo dell’operatore oltre ad un attacco disposto centralmente sulla cintura. Deve essere certificata conforme alla norma EN 813. Se include una cintura di posizionamento con attacchi laterali può essere certificata nell’ambito della norma EN 358.

Cordini EN 354

Elemento di collegamento e/o di prolunga, in genere utilizzato tra l’imbragatura e il punto di ancoraggio. A causa della sua bassa elasticità, la norma raccomanda che non costituisca da solo un sistema di arresto della caduta. Può costituire parte di un sistema di protezione anticaduta, per esempio in abbinamento ad un assorbitore di energia EN 355-2.

Connettori EN 362

Elementi di connessione apribili. Possono avere varie forme, tra le quali scegliere in funzione delle esigenze operative. Devono avere una resistenza sull’asse maggiore non inferiore a 22 kN. Il bloccaggio della leva di chiusura può essere di tipo automatico o manuale, generalmente nel treeclimbing è consigliabile la chiusura a tripla sicurezza. Per connessioni fisse tra DPI o per connessioni di ancoraggio si possono usare maglie rapide certificate conformi alla norma EN 12275-Q, purché con resistenza sull’asse maggiore non inferiore a 25 kN.

Discensori EN 341-A

Si tratta del dispositivo che permette all’operatore di calarsi lungo la fune di lavoro. Deve avere un sistema di sicurezza automatico che interrompe la discesa in caso di abbandono della presa da parte dell’operatore. Può avere una funzione antipanico ed un sistema di bloccaggio sulla fune che facilita il posizionamento.

Anticaduta EN 353-2

Si tratta del dispositivo anticaduta di tipo guidato su linea di ancoraggio flessibile che costituisce la protezione contro le cadute dall’alto. La linea flessibile è costituita da una fune semistatica EN 1891-A, che assolve alla funzione di fune di sicurezza.

Assorbitori EN 355-2

Dispositivi a funzionamento passivo per arrestare in modo progressivo una caduta libera, capaci di dissipare l’energia cinetica della caduta tramite una deformazione della loro struttura. Devono garantire una forza residua di arresto del corpo inferiore a 6 kN durante il processo di arresto della caduta. Deve essere sempre considerato per il loro uso corretto il tirante d’aria libero. Possono avere una prolunga integrata, o essere prolungati tramite un cordino EN 354, costituendo un sistema di protezione anticaduta, purché la sua lunghezza complessiva, considerando anche i connettori, non superi i 2 m.

Bloccanti EN 567 EN 12841

Dispositivi che possono scorrere su una fune in un solo verso, mentre si bloccano sulla fune stessa nel verso contrario. Servono a costituire un punto fisso lungo una fune, spostabile per tutta la lunghezza della fune stessa. Il carico applicato sul dispositivo determina il bloccaggio del meccanismo di presa sulla fune. Nel lavoro con funi non devono essere usati per arrestare cadute libere, in quanto il loro meccanismo potrebbe danneggiare gravemente la fune. Si utilizzano per la risalita diretta delle funi e per il bloccaggio anti-ritorno nei sistemi di recupero manuale. La norma EN 567 definisce i bloccanti per uso sportivo. In ambito lavorativo è integrata dalla norma EN 12841, la quale, sostanzialmente, dice che in situazione di sospensione su una fune, ad esempio in fase di risalita, l’operatore deve dotarsi di una seconda corda a cui si collega tramite un dispositivo anticaduta di tipo EN 353-2.

 Ascentree Petzl (certificato CE)

Doppia maniglia omologata CE come sistema di risalita su corda doppia, in footlock o con l’ausilio di due bloccanti da piede. Nella nota tecnica del fabbricante sono chiaramente indicate le possibilità e le modalità di utilizzo di tale sistema.

Longe di posizionamento EN 358

Elementi di collegamento della cintura di posizionamento alla struttura di sostegno o di trattenuta. Devono avere lunghezza adeguata alla struttura di sostegno ed essere dotati di un sistema di regolazione rapida della lunghezza. Non sono adatti ad arrestare cadute libere di altezza superiore a 0,5 m. Possono avere funzione antitaglio, in particolare per uso con motosega, quando dotati di anima costituita da un cavo d’acciaio.

Lockjack e spiderjack EN 358

Sono dispositivi omologati come sistemi di posizionamento. La definizione è un po’ riduttiva per questi attrezzi molto versatili, concepiti per essere applicati alla corda di lavoro. Inoltre possono essere associati alla falsa forcella ROPEGUIDE prodotta dallo stesso marchio ART, che è dotata di un assorbitore di energia grazie al quale, oltre alla funzione di ancoraggio, garantisce un’efficace protezione contro le cadute dall’alto, pur non soddisfacendo l’uso della doppia corda previsto dalla normativa vigente.

Sistema CEclimb (certificato CE)

Si tratta di un sistema completo per l’arrampicata ed il posizionamento in pianta, certificato CE. La regolazione dei movimenti si ottiene molto agevolmente con l’utilizzo di un nodo di frizione (treccia valdostana). Tutti i componenti sono individualmente certificati EN: connettori 362, 12275 e 795-B, corda 1891 A, carrucola 12278 e 795-B, cordino per nodo 566 e 795-B; il sistema completo è stato sottoposto con successo ai test previsti dalle norme EN 795, 341, 567, 12841.

Ancoraggi EN 795-B

Con questa omologazione si identificano vari dispositivi che possono essere anche molto diversi tra loro. Per il treeclimbing si considerano:

 Anelli di fettuccia chiusi mediante cucitura delle due estremità; servono a realizzare punti di ancoraggio intorno a strutture portanti o a prolungare punti di ancoraggio strutturali. Devono avere una resistenza non inferiore a 22 kN.

 Moltiplicatori di ancoraggio, costituiti da piastre metalliche dotate di alcuni fori a cui si fissano corde o altri dispositivi tramite connettori idonei.

False forcelle: dispositivi di ancoraggio fissi o regolabili, specifici per il sistema di lavoro a corda doppia.

Spezzoni di corda con le due terminazioni asolate utilizzati per realizzare ancoraggi su strutture di dimensioni importanti, come, ad esempio, fusti di notevole diametro.

 

Funi EN 1891 A

Per l’arrampicata in pianta si utilizzano corde semistatiche a basso allungamento (inferiore al 5%) realizzate principalmente in poliestere e poliammide. Devono sopportare in sicurezza un fattore di caduta pari a 0,3 (ad esempio una caduta di 1 m trattenuta da una corda lunga 3 m) e garantire una forza d’arresto inferiore ai 6 kN, riferita ad una massa di 100 kg. Il carico di rottura in seguito a sollecitazione statica deve essere di almeno 22 kN.

Le corde utilizzate come DPI dai climbers possono essere sostanzialmente di tre tipi:

 • per il sistema a corda singola, o, in generale, per la risalita, si impiegano corde dette “kern mantle”, costituite da un’ani- ma di fibre non intrecciate che garantisce circa l’80% della tenuta, e da una calza che ha principalmente lo scopo di proteggere l’anima dall’abrasione (diametro 10,5 - 11 mm);

• per il sistema a corda doppia le corde più diffuse hanno una struttura simile alle kern mantle, ma concettualmente opposta: in questo caso è la calza, formata da 16 trefoli intrecciati, a garantire la maggior parte della tenuta, mentre l’anima di fibre non intrecciate serve principalmente a mantenere la sezione circolare della corda sottoposta a pressione da nodi o altri dispositivi di frizione (diametro 12 – 13 mm);

• il terzo tipo è di diffusione recente per il sistema a corda doppia. Si tratta di corde che presentano una calza composta da 24 trefoli intrecciati ed un’anima anch’essa di fibre intrecciate.

La resistenza è divisa equamente tra le due componenti. Le caratteristiche interessanti di questo tipo di costruzione sono il diametro contenuto e l’ottima compatibilità con l’uso sia di nodi di frizione che di bloccanti meccani- ci (diametro 11 - 11,5 mm).

Carrucole EN 12278

Dispositivi che consentono di far cambiare direzione ad una fune, fissa o meno, tramite una puleggia rotante su un asse, in modo da diminuire l’attrito sulla fune. Possono essere usati per costituire sistemi di recupero manuale demoltiplicati, in abbinamento a dispositivi di bloccaggio anti-ritorno.

ATTREZZATURA PER L’ARRAMPICATA

Pesini

Oggetti specifici per portare sulla chioma degli alberi il sagolino con cui installare le funi in quota (vedi cap. 5.3 “Ancoraggio delle corde”).

Sagolini

Cordini sottili con cui si installano le funi in pianta.

Fionda

Attrezzo che consente il lancio in pianta del pesino e del sagolino ad esso legato, ad altezze anche notevoli.

Contenitori per sagolino

Di varia forma e dimensioni, consentono di mantenere il sagolino ordinato e libero da rami, foglie o altri oggetti, che potrebbero interferire con il lancio. Sostituiscono il secchio, più economico, ma meno pratico.

Ramponi

Attrezzi specifici per la salita su alberi che devono essere abbattuti, si applicano preferibilmente sopra calzature robuste. Possono avere diversi tipi di punta intercambiabile; normalmente la monopunta è la più funzionale e versatile.

Cassetta pronto soccorso

Sul luogo di lavoro deve essere obbligatoriamente presente una cassetta per il primo soccorso, contenente materiale sanitario per prestare le prime cure in caso di infortunio. Il contenuto della cassetta deve essere predisposto in relazione alla dimensione della squadra e alle patologie che con maggiore probabilità possono insorgere nell’ambito del lavoro in pianta: da lievi escoriazioni a gravi ferite lacerocontuse, senza dimenticare reazioni allergiche agli insetti, ustioni etc.

Deve essere previsto un periodico controllo per reintegrare o sostituire il materiale eventualmente utilizzato o scaduto. Si sottolinea l’importanza della formazione degli operatori addetti al primo soccorso, come previsto dal D.M. 388/2003 “Disposizioni sul pronto soccorso aziendale”.

MATERIALE PER LO SMONTAGGIO

Corde per ritenzione

Le corde utilizzate per la ritenzione (vedi “Tecniche di taglio in pianta”) sono principalmente di tipo a doppia treccia, cioè formate da un’anima di fibre intrecciate rivestita da una guaina, anch’essa di fibre intrecciate. Garantiscono un elevato carico di utilizzo, un’ottima resistenza all’abrasione e sono molto compatibili con attrezzature come frizioni o carrucole per la ritenzione. La costruzione a doppia treccia riduce l’elasticità della corda, implicando quindi la necessità di assorbire il peso dei carichi con l’intero sistema di ritenzione. Un’alternativa interessante sono le corde con guaina intrecciata e anima composta da tre trefoli (corde toronnées); queste presentano una maggiore elasticità ma anche una maggiore tendenza allo scorrimento tra guaina e calza.

Carrucole per ritenzione

Le carrucole per ritenzione sono costituite da due flange che racchiudono due pulegge di diametro diverso: la maggiore serve ad accogliere la corda di ritenzione, la più piccola è destinata alla sling di ancoraggio. La costruzione deve essere robusta e le flange sporgenti rispetto alla puleggia per proteggere la corda di ritenzione. Una caratteristica importante è il rapporto tra diametro della puleggia e diametro della corda di ritenzione, che deve essere almeno pari a 4. Normalmente sulla carrucola sono indicati il diametro massimo di corda impiegabile ed il carico massimo di utilizzo. È sconsigliato usare carrucole che devono essere unite all’ancoraggio con un connettore.

Sling per ancoraggio

Con questo termine si definiscono svariati dispositivi di ancoraggio per carrucole ed altre attrezzature. In situazioni particolari di smontaggio sono impiegate anche per legare rami da tagliare. Possono essere realizzate in diverse forme: spezzoni con una o entrambe le terminazioni asolate, anelli chiusi o configurazioni regolabili (whoopie sling, loopie sling). Le sling, generalmente, sono fatte di corda a doppia treccia o di corda priva di anima (hollow braid). Quest’ultima è facile da “impalmare” e consente la costruzione di sling regolabili.

Connettori

Per operazioni di ritenzione si utilizzano connettori in acciaio e con carico di rottura intorno ai 40-50 kN, al fine di mantenere un buon margine di sicurezza in caso di sollecitazioni importanti o, eventualmente, sottostimate. Si preferisce l’acciaio all’alluminio in quanto garantisce una maggiore resistenza a non previste sollecitazioni in torsione o con leve sfavorevoli. E’ consigliata la ghiera con chiusura a tripla sicurezza.

 Frizioni

Sono i dispositivi frenanti utilizzati per calare o frizionare carichi (rami, branche, parti di fusto) che devono essere atterrati in modo trattenuto.

 Possono essere di varia fattura e dimensione in base alle necessità operative. In generale si distinguono due tipi:

• frizioni fissate direttamente sul fusto mediante una o due fasce serratronchi;

• frizioni basculanti (ad esempio cabestan volant), ancorate al fusto mediante una sling.

Paranchi

Sono utilizzati per varie funzioni, tra cui il sollevamento di rami. Per carichi leggeri si impiegano paranchi costituiti da carrucole associate a bloccanti. In commercio si trovano alcuni modelli già predisposti, in alternativa possono essere realizzati, con facilità, direttamente sul campo. Per carichi pesanti esistono dispositivi meccanici di origine nautica, adattati appositamente per i lavori di smontaggio. Ad esempio il “GRCS” è costituito da una piastra di fissaggio al fusto, su cui si possono inserire, in base alla fase di lavoro, un winch di derivazione nautica per sollevare o un cilindro in alluminio per frizionare.

Fasce serratronchi

Si tratta di fasce sintetiche munite di un dispositivo meccanico di tensionamento “a cricchetto”; si utilizzano per fissare alcuni tipi di frizioni o paranchi al fusto. In alcune situazioni di taglio in quota si posizionano sopra e sotto il taglio per evitare il rischio di rottura longitudinale del fusto/ramo (vedi capitolo 6 “Tecniche di taglio in pianta”).

NODI DI SERVIZIO

 I nodi sono un importante strumento di lavoro; la loro conoscenza e sicura esecuzione devono far parte del bagaglio tecnico di un operatore in treeclimbing. Infatti, pur non essendo considerati dei DPI, la loro versatilità e facilità di applicazione li rende di particolare aiuto nelle varie fasi lavorative, per la ritenzione e il soccorso.

Tutti i nodi riducono il carico di rottura delle corde dichiarato dalla casa costruttrice almeno del 25-30%.

I nodi vengono suddivisi nelle seguenti categorie sulla base del loro impiego:

• nodi di arresto;

I nodi di arresto si eseguono alla fine delle corde per impedire che si sfilino da dispositivi vari; associati ad altri nodi servono per evitarne lo scioglimento. Il più semplice nodo d’arresto è il nodo semplice o collo, il nodo base; se non è stretto bene si scioglie facilmente. Aggiungendo delle spire al nodo semplice si ottiene un ottimo nodo di chiusura (ad esempio nodo semplice doppio).

I mezzi colli sono molto utili per fare delle legature veloci; sotto carico i colli vanno in battuta e stringono.

L’asola e contro asola è utile per l’arresto di sicurezza. Altro nodo di arresto, utile come chiusura delle corde, è il savoia.

• nodi di giunzione;

Il nodo bandiera ed il nodo piano servono per collegare due corde, anche di diametro diverso. Veloci da eseguire e facili da sciogliere, sono ideali per passare delle corde all’operatore in pianta.

 Il nodo inglese (deriva dal nodo semplice), semplice e doppio, serve per unire due corde dello stesso diametro.

• nodi per fare asole;

L’asola semplice deriva da un nodo semplice realizzato a doppino; stringe molto ma non è idoneo per i grossi carichi.

Il bolino o gassa d’amante è molto utile in quanto il nodo si scioglie anche dopo essere stato sottoposto ad un forte carico. Deve essere stretto bene (assuccare il nodo) se no può sciogliersi. Serve in tutti quei casi in cui è previsto un forte carico sull’asola realizzata, ad esempio nel caso di utilizzo di paranchi.

L’otto è il nodo usato per collegare le corde ai punti di ancoraggio. Il nodo ad otto è utilizzato in molte prove per l’omologazione delle corde. È ammesso dalla normativa vigente in Italia per la semplicità di realizzazione e di controllo della corretta esecuzione. Si impiega generalmente per formare un’asola al capo di corde che devono essere connesse a punti d’ancoraggio.

 Il nodo farfalla permette di realizzare un’asola in qualsiasi punto della corda. Anche dopo essere stato sottoposto a forte carico si scioglie facilmente.

 • nodi per avvolgere e stringere;

Il barcaiolo, o nodo parlato, è un nodo sicuro ed utile per avvolgere e stringere una corda su qualcosa (anelli, connettori, aste etc.). Realizzando dei nodi d’arresto sul capo libero (barcaiolo con mezzi colli) si ottiene un nodo sicuro per la ritenzione di branche e rami.

Nella versione ganciata, pur essendo meno sicuro, è facile da sciogliere anche dopo un forte carico. In tutti i casi è obbligatorio stringere (assuccare) il nodo prima dell’utilizzo.

Il nodo bocca di lupo è utile per unire una corda su un anello od asta; se caricato su un capo solo tende però a sciogliersi.

Il doppio inglese con asola, utilizzato per formare un’asola scorsoia, serve per legature definitive (stringe e non si scioglie più) su un connettore o anello.

 Il nodo bolino scorsoio è una gassa realizzata sulla corda stessa in modo che scorrendo vada a strozzare l’oggetto da trattenere.

Il boscaiolo ed il cow hitch trovano utilizzo per legare i toppi e per l’ancoraggio delle carrucole.

• nodi di frizione.

Sono i nodi che, su linea flessibile, sotto carico bloccano, mentre possono scorrere quando sono scarichi dal peso. Hanno grande importanza nel treeclimbing e devono essere conosciuti per la loro utilità in svariate situazioni, anche in caso di soccorso. Questi nodi spesso hanno una funzione analoga a quella dei bloccanti meccanici ma rispetto ad essi sono meno aggressivi poiché distribuiscono la pressione necessaria al bloccaggio su una superficie molto più ampia della corda.

Prusik

Importante nodo autobloccante, molto versatile, con cui si possono creare punti di ancoraggio mobile, sia su corda singola che su corda doppia. È bidirezionale ossia può essere usato nei due sensi sulla corda. Il cordino di realizzazione deve essere di diametro inferiore a quello della corda su cui viene realizzato. È utile nel soccorso.

Machard

 Nodo autobloccante di facile realizzazione. Ha caratteristiche ed utilizzi simili al prusik ma è unidirezionale, cioè blocca sulla corda su cui è applicato solo in un verso.

Bellunese

Molto diffuso come nodo di frizione sulla corda di lavoro nel sistema a corda doppia. È unidirezionale ossia può essere usato in un unico verso. Il cordino di realizzazione deve avere lo stesso diametro della corda su cui è applicato. Si utilizza per seconde vie, oppure per ottenere un freno su linea flessibile. È fondamentale per la sicurezza realizzare un nodo di arresto come contro nodo sul capo libero.

Treccia valdostana

È il nodo di frizione attualmente più utilizzato per il lavoro nel sistema a corda doppia perché molto sensibile e “morbido”.

Distel

Trova applicazione nei paranchi come bloccante della corda di trazione.

 Mezzo barcaiolo

 

Deriva dal barcaiolo e serve per calare carichi contenuti.




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